Tutela dell’ambiente, qualità della vita e tolleranza. Sono queste le variabili utilizzate da FutureBrand per stilare il country report 2019 sulla grandezza delle nazioni. Sul podio quest’anno troviamo Giappone, Norvegia e Svizzera. Precipitano Inghilterra, Stati Uniti e Australia precipitano mentre sorprendono i risultati ottenuti da Slovacchia, Lussemburgo e Nigeria. L’Italia recupera quattro posizioni e sale al quattordicesimo posto.
Il Country Index (quinquennale) stila la classifica dei primi 75 Paesi nell’elenco della Banca Mondiale (per PIL) in base alle risposte di 2.500 intervistati relative alle dimensioni di “Purpose” (scopo, NdR) ed “Esperienza” di un Paese, che comprendono parametri come cultura, business, turismo, qualità della vita e sistema di valori. Interessante scoprire come tra i parametri fondamentali utilizzati per stilare la classifica ci sia la voce “tutela dell’ambiente”.
Quest’anno l’Italia è l’unica nazione del G7 a scalare la classifica del FutureBrand Country Index, guadagnando quattro posizioni rispetto al 2014. Il nostro paese si conferma al primo posto per la ricchezza dei “punti di interesse storico” e il “patrimonio artistico” e la cultura”. A penalizzare l’Italia, che tuttavia si classifica al primo posto come il Paese più ambito come meta turistica, sono le infrastrutture non sempre all’altezza della situazione, un rapporto qualità-prezzo giudicato poco conveniente e l’assenza di politiche concrete che impediscano alle città d’arte di trasformarsi in luoghi iper-affollati, meta di un turismo poco rispettoso della loro storia e bellezza. Per quanto riguarda la tutela ambientale, l’Italia al momento è ferma al 46° posto seguita dalla Malesia che di recente ha assunto una netta posizione contro l’esportazione dei rifiuti provenienti dai Paesi occidentali.
A livello più generale, per quanto riguarda le nazione ecofriendly, anche qui al primo posto troviamo il Giappone. Nonostante sia uno dei primi 10 produttori di emissioni di CO2 in tutto il mondo e sia finito spesso sotto accusa per la mattanza delle balene, la nazione nipponica è migliorata nella percezione di tutela ambientale nel Country Index 2019 fino a guadagnare la testa della gradutoria. Dopo il disastro nucleare di Fukushima nel 2011, i piani per la decarbonizzazione sono diminuiti mentre le centrali elettriche hanno ampliato l’uso di combustibili fossili. Tuttavia, poiché i cittadini giapponesi hanno espresso preoccupazioni per il maltempo, il governo si è impegnato a ridurre le emissioni di gas serra del 26% prima del 2030. Alcuni dei più grandi marchi del paese pubblicizzano pubblicamente l’ambiente: Sony ha recentemente annunciato l’iniziativa “Road to Zero” che mira a ridurre l’impronta di carbonio a “Zero” entro il 2050 e la “Sfida ambientale” di Toyota 2050 “mira a zero emissioni di carbonio da tutti i veicoli entro il 2050.
Male gli Stati Uniti. Nonostante 13 dipartimenti federali abbiano riferito del probabile aumento di eventi meteorologici distruttivi che hanno colpito il paese, l’attuale governo ha abolito molte normative ambientali (considerate “ostacoli agli affari”). Nell’indice di quest’anno, gli Stati Uniti hanno perso più di qualsiasi altro paese in termini di compatibilità ambientale (in calo di 9 punti rispetto al 2014).
Il miglioramento della Nigeria nella classifica generale e in particolare per quanto riguarda l’ambiente è degno di nota. Il massiccio potenziale economico del paese era storicamente ostacolato da questioni più ampie come la mancanza di lavoro nelle zone rurali, la mancanza di adeguati approvvigionamenti energetici e l’accesso all’acqua pulita. Ma la Nigeria ha attratto più recentemente investimenti per risolvere questi problemi, e il loro governo ha anche iniziato a emettere obbligazioni verdi per far fronte ai problemi climatici. La presenza di Facebook in Nigeria ha portato allo sviluppo di partnership tra centri tecnologici e aziende locali che si concentrano su innovazione, formazione aziendale e alfabetizzazione digitale collegando le città più grandi con le aree rurali.
Fanalino di coda del Country Index sono i paesi più colpiti dalla guerra e dall’instabilità, con l’Iraq al 75esimo, l’Ucraina al 74esimo e il Pakistan al 73esimo.