“Oggi è l’inizio di un lungo viaggio”. Queste la parole della presidente della Commissione europea Ursula von Der Leyen che ha presentato il primo piano europeo sul clima, l’European Green Deal, un vero e proprio patto climatico tra gli stati membri che vuole azzerare le emissioni entro il 2050 – raggiungendo così la cosiddetta neutralità climatica – e ridurle fino al 55 per cento entro il 2030. Una tabella di marcia serrata per rendere sostenibile l’economia Ue, trasformando “i problemi ambientali e climatici in opportunità.
“Dobbiamo fare in modo che nessuno sia lasciato indietro – dice von der Leyen da Bruxelles – in altre parole, questa transizione o funzionerà per tutti e sarà giusta, oppure non funzionerà per nessuno. Quindi, una parte cruciale del Green Deal è il meccanismo di transizione. Abbiamo l’ambizione di mobilitare 100 miliardi di euro, precisamente mirati alle regioni e ai settori più vulnerabili”.
Nel comunicato ufficiale di Bruxelles, si legge che la neo presidente intende mostrare “al resto del mondo la nostra capacità di essere sostenibili e competitivi, possiamo convincere altri paesi a muoversi con noi”.
Tutt’altro che indicazioni di massima, nelle intenzioni, ma una tabella di marcia con azioni “per stimolare l’uso efficiente delle risorse, grazie al passaggio a un’economia circolare e pulita, arrestare i cambiamenti climatici, mettere fine alla perdita di biodiversità e ridurre l’inquinamento”.
La prima scadenza è indicata già entro cento giorni: per marzo la Commissione presenterà la prima “legge europea sul clima”, a seguire la strategia sulla biodiversità per il 2030, la nuova strategia industriale e il piano d’azione sull’economia circolare, la strategia “Dal produttore al consumatore” per una politica alimentare sostenibile e proposte per un’Europa senza inquinamento.
Secondo il vicepresidente esecutivo Frans Timmermans: “Stiamo vivendo un’emergenza climatica e ambientale. Il Green Deal europeo costituisce un’opportunità per migliorare la salute e il benessere dei nostri concittadini, trasformando il nostro modello economico”.
Il cuore pulsante del piano è il Just Transition Mechanism, un fondo di 100 miliardi di euro da destinare alle regioni e ai settori più vulnerabili per favorire la riconversione energetica di tutta l’industria europea.
Si stima, inoltre, che serviranno “investimenti supplementari annui dell’ammontare di 260 miliardi, pari a circa l’1,5% del Pil del 2018, per i quali sarà necessaria la mobilitazione dei settori pubblico e privato. All’inizio del 2020 la Commissione presenterà un piano di investimenti per un’Europa sostenibile per contribuire a soddisfare le esigenze di investimento. Almeno il 25% del bilancio a lungo termine dell’UE dovrebbe essere destinato all’azione per il clima e la Banca europea per gli investimenti, la banca europea per il clima, fornirà ulteriore sostegno. Per fare sì che il settore privato contribuisca al finanziamento della transizione ecologica, nel 2020 la Commissione presenterà una strategia di finanziamento verde”.
Per rendere il continente europeo climaticamente neutro entro il 2050, proteggere le vite umane, ridurre l’inquinamento e nel contempo aiutare le imprese nel campo delle tecnologie e dei prodotti puliti, il piano prevede una serie di misure, tra le quali: decarbonizzare il settore energetico, ristrutturare gli edifici, aiutare le persone a ridurre le bollette energetiche e l’uso dell’energia, sostenere l’industria per innovare diventando leader mondiali nell’economia verde e introdurre forme di trasporto privato e pubblico più pulite, più economiche e più sane.
Il documento del Deal pone l’accento sul fatto che produrre e usare energia comporta oltre il 75 per cento delle emissioni di gas a effetto serra dell’Ue; il 40 per cento dei nostri consumi energetici riguarda gli edifici; l’industria europea utilizza solo il 12 per cento di materiali riciclati e i trasporti rappresentano il 25 per cento dell’impronta di carbonio.