Le più innovative caldaie a gas e i nuovi sistemi integrati e ibridi per il riscaldamento domestico possono contribuire in percentuale sensibilmente più rilevante rispetto a combustibili come il legno e il pellet, che vengono spesso indicati come green, a ridurre i livelli di inquinanti emessi nell’aria. Camini, stufe a legna e a pellet sono in realtà molto più inquinanti di caldaie a metano o gpl. Lo rivela uno studio di Innovhub-Stazioni Sperimentali per l’Industria, l’azienda di ricerca e consulenza della Camera di Commercio di Milano.
Dallo studio comparativo sulle emissioni di apparecchi a gas, gpl, gasolio e pellet è emerso che i piccoli apparecchi alimentati a biomassa solida impattano in maniera rilevante sul valore delle emissioni inquinanti nel settore domestico, soprattutto per quanto riguarda sostanze come il benzo[a]pirene e il particolato.
Inoltre, secondo il rapporto sulla Qualità dell’ambiente urbano redatto da Ispra, le principali responsabili della presenza di Pm10 nell’aria delle città italiane sono gli impianti di riscaldamento, caldaie, stufe e caminetti. Attive solo da metà ottobre a metà aprile, almeno in pianura, eppure responsabili di più del 60% delle polveri sottili.
Nel 2005 le caldaie erano responsabili dell’emissione di 14mila tonnellate di Pm10, nel 2015 si è arrivati a superare quota 21mila. Si tratta di un incremento di oltre il 50%. Senza contare che, oltre che in termini assoluti, il peso degli impianti di riscaldamento sul totale delle emissioni cresce anche percentualmente. Sì, perché l’industria è scesa da 12,7 a 5,5 migliaia di tonnellate di particolato, probabilmente aiutata in questo anche dalla crisi del 2008. Mentre il trasporto è passato da poco meno di 13 a poco meno di 7mila, sostanzialmente dimezzando le proprie emissioni.
L’aria inquinata all’interno dell’abitazione può avere conseguenze molto serie sulla salute di chi ci vive. L’inquinamento atmosferico, infatti, è il primo tra i fattori di rischio per la salute, tra quelli ambientali. Tra le patologie legate a sostanze inquinanti presenti nell’aria che respiriamo ci sono i tumori al polmone, problemi cardiocircolatori, ma anche disturbi cognitivi.
È fondamentale, quindi, scegliere il sistema di riscaldamento più adeguato per tutelare noi stessi e l’ambiente in cui viviamo, per assicurare una vita più sana e longeva a noi e al Pianeta.
Tornado allo studio Innovhub-Stazioni Sperimentali per l’Industria, sono state oggetto di prova 2 stufe a pellet, una di gamma medio-alta, fra le più vendute in Italia, l’altra di tipo economico, venduta nella grande distribuzione. Entrambe le stufe sono state testate sia con pellet di classe A1 (la qualità più elevata sul mercato) sia con pellet di classe A2 (la tipologia di minor qualità).
Il gas naturale e il GPL fanno registrare un fattore di emissione di Particolato inferiore ai 0,04 g/GJ (grammi per gigajoule), il gasolio di 0,1 g/GJ, la legna di 254 g/GJ, il pellet di qualità A1 impiegato su stufa di alta gamma 23,9 g/GJ, lo stesso pellet in stufa a bassa gamma 44,1 g/GJ, il pellet di qualità A2 in stufa ad alta gamma 83,8 g/GJ e in stufa a bassa gamma 82,9 g/GJ. In più, le piccole caldaie a combustibili gassosi presentano emissioni di Monossido di Carbonio (CO) da 3 a 6 volte inferiori al pellet e 100 volte inferiori alla legna.
Nel caso degli Ossidi di azoto (NOx), i valori relativi al pellet sono circa 3 volte quelli rilevati per i combustibili gassosi e per il gasolio da riscaldamento. I valori degli Ossidi di zolfo (SOx) ricavati per i combustibili gassosi risultano da 3 a 40 volte inferiori rispetto al pellet e da 10 a 30 volte inferiori rispetto alla legna.
Per quanto riguarda gli Idrocarburi Policiclici Aromatici (IPA), con specifica attenzione al Benzo(a)pirene, i valori più alti sono stati rilevati di gran lunga sulla legna (68,7 g/MJ, microgrammi per megajoule) e, tra gli altri combustibili, sul pellet (0,22 g/MJ, quello di qualità A1 su stufa ad alta gamma), mentre la concentrazione degli stessi nei fumi delle caldaie a gas naturale e GPL è risultata non rilevabile (inferiore a 0,08 g/MJ).
Dalla ricerca è emerso, infine, un peggioramento delle performance legato all’invecchiamento dell’impianto e alla manutenzione, tanto che senza la pulizia quotidiana può verificarsi una variazione che può andare dal 10 fino al 100% in più di emissioni di polveri sottili. Da questo punto di vista è emerso che non c’è una correlazione diretta tra la tipologia, la classe dell’apparecchio o il tipo di combustibile. L’abbassamento del livello delle performance sarebbe invece più legato a fenomeni di instabilità e degenerazione delle prestazioni.
Quando scegliamo come riscaldare la nostra casa, dobbiamo guardare non solo la risparmio in bolletta ma anche e soprattutto al benessere nostro e dei nostri cari, scegliendo il modo più ecologico, che spesso è anche il meno pericoloso per la nostra salute.