Le microplastiche sono particelle di dimensioni millimetriche che si formano dalla degradazione di materiale plastico e hanno un effetto sull’ambiente molto più devastante di quello che la loro grandezza ridotta farebbe pensare. Queste microplastiche preoccupano non poco gli scienziati di tutto il modo in quanto influenzano negativamente gli ecosistemi marini. Tuttavia, pare che i mari e gli oceani non siano le sole vittime dell’inquinamento da microplastiche. A mettere in luce questo dato è uno studio condotto da un team di ricerca del Virginia Institute of Marine Science (USA).
“Le microplastiche sono un fenomeno globale che non può essere adeguatamente compreso o affrontato solo nel contesto dell’ambiente marino – afferma il professor Rob Hale – La plastica viene prodotta, utilizzata e scartata a terra e si disperde attraverso il suolo, i fiumi e l’atmosfera”. Hale è l’autore principale dello studio “A Global Perspective on Microplastics” pubblicato sul Journal of Geophysical Research.
Utilizzate nella produzione, nell’industria e nella stampa 3D, le microplastiche sono presenti in prodotti di consumo come tessuti sintetici, dentifrici e cosmetici, e si formano anche quando le materie plastiche più grandi si rompono in piccole perle. Queste piccole particelle non vengono rimosse dal trattamento delle acque reflue e creano problemi nell’ambiente. Le microplastiche si trovano ovunque nell’oceano e nei mari, sulle coste, sui fondali oceanici e sulle superfici marine.
“Non è solo un problema dell’oceano – spiega Hale – Vi sono prove crescenti che le microplastiche sono distribuite sulla superficie terrestre e nell’aria”. Il vento svolge un ruolo fondamentale nel trasporto di microplastiche per le strade delle città europee e delle aree remote dell’Oceano Artico, dove gli ecosistemi sono già stressati dagli effetti dei cambiamenti climatici.
Ma non solo. I ricercatori osservano che l’ambito globale della questione si estende anche alla sfera sociale e quotidiana “Dobbiamo riconoscere che l’inquinamento da microplastica è un problema internazionale che non rispetta i confini politici – afferma Meredith Seeley, co-autrice dello studio – Come per i cambiamenti climatici e la gestione delle specie, i paesi più sviluppati e quelli emergenti dovranno cooperare per trovare soluzioni eque”.
Tra i principali produttori di microplastiche ci sono il deflusso agricolo, l’acquacoltura, le navi da crociera, gli scarichi oceanici, le acque piovane, le industrie di navigazione e pesca, il deflusso urbano e la gestione dei rifiuti. Le microfibre rilasciate da indumenti sintetici e le reti da pesca sono anch’esse microplastiche. Queste particelle possono assorbire tutti gli inquinanti nocivi come pesticidi, coloranti e ritardanti di fiamma, solo per rilasciarli successivamente nell’oceano. Gli scienziati hanno trovato particelle di microplastica persino nella pioggia.
Plastica è un termine generico per una vasta gamma di materiali che variano per composizione chimica, dimensioni, consistenza e forma. Le materie plastiche sono spesso impregnate di additivi, inclusi ritardanti di fiamma e inibitori UV, che possono avere essi stessi impatti sull’ambiente e sulla salute.
“Le persone spesso presumono che tutte le materie plastiche siano uguali e si comportino in modo identico nell’ambiente – afferma Hale – ma non è affatto così. Per trovare una soluzione e limitare i possibili danni, tutti – produttori, scienziati, specialisti della sanità, ingegneri, economisti, responsabili delle politiche e altri – devono collaborare per comprendere meglio la composizione e la natura dei prodotti in plastica e dei loro additivi”.
Le preoccupazioni degli autori della ricarca riguardo alle microplastiche si estendono a potenziali impatti sulla salute umana. “Ci sono state preoccupazioni sull’ingestione di microplastiche dai frutti di mare, ma l’ambiente interno è la nostra più grande minaccia diretta – prosegue Hale – Molte persone nei paesi sviluppati trascorrono quasi tutto il loro tempo al chiuso, in spazi poco arieggiati. La nostra esposizione a microplastiche dalla respirazione e dall’ingestione di polvere interna può avere conseguenze tossiche, ma è ancora presto per esserne certi”.