La plastica rappresenta la quasi totalità dei rifiuti rinvenuti nei mari del mondo ed è il principale rifiuto rinvenuto sulle spiagge. Il Mar Mediterraneo, è oggi tra i mari più inquinati al mondo a causa della plastica che rappresenta il 95% dei rifiuti in mare aperto. L’Europa, il secondo maggiore produttore di plastica al mondo dopo la Cina, riversa in mare ogni anno tra le 150 e le 500 mila tonnellate di macroplastiche e tra le 70 e 130 mila tonnellate di microplastiche.
È partita da questo dato allarmante la startup Blue Eco Line, fondata da quattro giovani italiani, Lorenzo Lubrano, Olimpia Rossi, Micheal Mugnai e Camilla Cantiani, che hanno dato vita a un impianto tecnologico e sostenibile di raccolta dei rifiuti nei fiumi, che abbatte i costi dell’operazione e massimizza i risultati.
River Cleaner è un sistema di raccolta automatizzato, posizionato su un argine del fiume, che permette la raccolta dei rifiuti ed il loro trasporto fino al piano stradale, in completa autonomia. Una volta giunti nei cassoni di stoccaggio temporaneo, i rifiuti plastici possono essere indirizzati allo smaltimento, con i regolari mezzi già a disposizione delle aziende addette alla gestione dei rifiuti urbani ed extra-urbani.
Questo consente di poter installare l’impianto in qualsiasi porzione di fiume e garantisce la sua completa integrazione nel sistema di smaltimento dei rifiuti locali, senza la necessità di dover adeguare il parco mezzi per la raccolta. Inoltre, essendo in funzione 24 ore al giorno, si ha la possibilità di prelevare i rifiuti dal fiume in ciclo continuo, così da non creare ostruzioni all’interno dell’alveo.
“Il progetto River Cleaner, nasce con l’intento di combattere il problema dell’inquinamento da plastica degli oceani, agendo prima che si disperda in mare – si legge sul sito di Blue Eco Line – Durante la fase di progettazione, è stato fondamentale per noi, sviluppare una soluzione che potesse essere compatibile con la maggior parte dei corsi fluviali, ma che si potesse al contempo integrare con l’ambiente, in modo tale da non avere un elevato impatto ambientale e visivo. Un ulteriore obiettivo che ci siamo imposti è stato quello di minimizzare i costi e realizzare un impianto ad emissioni 0. Questi vincoli, ci hanno portato a progettare un sistema completamente automatizzato, gestibile da remoto, interconnesso con le aziende di raccolta rifiuti del territorio, il cui costo possa inoltre essere ammortato negli anni”.
Il primo progetto pilota di River Cleaner dovrebbe partire quest’anno in Toscana, dove Blue Eco Line sta dialogando con pubbliche amministrazioni, autorità portuali ed enti di bonifica. Entro un mese la startup conta di partire con lo studio di fattibilità su un canale a Viareggio e successivamente spostarsi a Grosseto.
A differenza di altre startup che hanno il target sui consumatori, i clienti di quest’azienda sono le pubbliche amministrazioni che non sempre riescono a monitorare in maniera efficiente l’inquinamento dei fiumi. Blue Eco Line è stata fondata a Firenze alla fine del 2018 e ha appena concluso il quinto batch di Hubble, il programma di accelerazione di Nana Bianca, Fondazione CR Firenze e Fondazione per la ricerca e innovazione dell’Università di Firenze.
Nel 2018 il problema della plastica negli oceani è stato collocato tra le sei emergenze ambientali più gravi (insieme ad altre come i cambiamenti climatici, l’acidificazione degli oceani e la perdita di biodiversità). La lotta all’inquinamento marino, di cui la plastica è tra le principali cause, costituisce una delle aree di azione dell’Obiettivo di Sviluppo Sostenibile “La vita sott’acqua” dell’Agenda 2030.
La presenza di intense attività umane nelle città e lungo le zone costiere, il vento, le correnti sono tutti fattori che influenzano fortemente la dispersione di plastica in mare. A questi si aggiungono i rifiuti portati da fiumi che sfociano in mare dopo aver attraversato aree densamente popolate. Il mar Mediterraneo è un bacino semi-chiuso e influenzato da intense attività umane, caratteristiche che lo rendono uno tra i mari più a rischio del mondo per l’inquinamento da plastica, che si accumula in grandi quantità e vi permane per lunghi periodi di tempo, sminuzzandosi in particelle sempre più piccole e insidiose. In questo mare, che rappresenta solo l’1% delle acque mondiali, si concentra il 7% della microplastica globale. L’inquinamento da plastica costituisce una grave minaccia per importanti settori economici del Mediterraneo, soprattutto la pesca e il turismo.