L’attuale emergenza sanitaria da coronavirus sta avendo impatti rilevanti sui trasporti, sui consumi e sulle attività produttive di tutti i Paesi colpiti, Italia inclusa, e questo si dovrebbe tradurre in una riduzione delle emissioni di gas serra, in primo luogo di CO2.
Anche l’Italia nel 2020 potrebbe essere interessata da questo fenomeno, ma secondo Italy for Climate, l’iniziativa sul clima lanciata dalla Fondazione per lo sviluppo sostenibile, potrebbe essere di breve durata perché i dati in anteprima del 2019 mostrano pochissimi miglioramenti negli ultimi anni, segno dell’assenza di un processo di decarbonizzazione strutturale in corso, senza il quale le emissioni, in corrispondenza della auspicata ripresa economica, torneranno a crescere.
È quanto emerge dal documento 10 key trend sul clima – i dati 2019 in anteprima per l’Italia, il nuovo Dossier di Italy for Climate che fotografa la performance dell’Italia sul clima nell’anno appena trascorso, presentando dati, spesso frutto di elaborazioni inedite, su alcuni trend chiave sul clima per il nostro Paese.
“Stiamo affrontando in queste settimane una grave crisi sociale ed economica dovuta alla pandemia globale di estrema gravità – ha dichiarato Edo Ronchi, Presidente della Fondazione per lo Sviluppo sostenibile – che ha messo in evidenza anche la fragilità dei nostri sistemi economici, globalizzati e interconnessi, molto vulnerabili di fronte a crisi che si annunciano come potenzialmente globali anche quando incidono in modo differenziato e più rilevante in alcuni Paesi. Questo fa riflettere anche su altre possibili crisi potenzialmente globali come quella derivante dal riscaldamento climatico”.
Il contrasto ai cambiamenti climatici nel nostro Paese presenta ancora più ombre che luci: le emissioni di gas serra si sono ridotte di meno dell’1% rispetto all’anno precedente (troppo poco rispetto all’inversione di rotta che la crisi climatica ci richiede), gli eventi estremi connessi ai cambiamenti climatici sono stati oltre 1.600 (erano meno di 150 poco più di 10 anni fa), il Paese ha perso la storica leadership in Europa sulle fonti rinnovabili per la generazione elettrica e si conferma in Italia un aumento delle temperature più alto rispetto al resto del mondo.
Nell’anno in cui l’Italia è chiamata ad organizzare la Cop26 insieme al Regno Unito, le performance climatiche quindi non sono positive, anche se persistono alcuni segnali incoraggianti, in particolare dalla riduzione dei costi delle rinnovabili elettriche e dalla produzione di energia elettrica da carbone, scesa dai 49 miliardi di kWh del 2012 a circa 20 stimati nel 2019, che sta contribuendo all’importante riduzione delle emissioni specifiche connesse alla generazione elettrica, dimezzatesi rispetto a trent’anni fa.
“In assenza di un processo strutturale di riduzione delle emissioni e di interventi tempestivi per indirizzare la ripresa – conclude Ronchi – dopo la crisi economica grave e un calo significativo delle emissioni connesse all’attuale pandemia, le emissioni potrebbero tornare a crescere come e forse anche più di prima”.