Che impatto avrà l’emergenza Coronavirus sulle dimensioni dello sviluppo sostenibile? Quali sono i Goal dell’Agenda 2030 su cui questa crisi si abbatte maggiormente? Quali sono gli effetti sugli indicatori che misurano la sostenibilità del Paese? A queste domande ha risposto l’Alleanza italiana per lo sviluppo sostenibile (ASviS) con un’analisi articolata in vari documenti per contribuire a prevedere come la pandemia causata dal Covid-19 cambierà il nostro mondo, i nostri valori, le nostre preferenze e le scelte, individuali e collettive.
“Alcuni si chiedono se questa crisi stimolerà il cambiamento dell’attuale modello di sviluppo nella direzione indicata dall’Agenda 2030, oppure se l’urgenza di affrontare i danni economici che la crisi produrrà dovrà emergere su tutte le altre esigenze, privilegiando la creazione di posti di lavoro, ma trascurando gli aspetti ambientali o le potenziali disuguaglianze che le ricette economiche classiche possono causare”, ha dichiarato spiegato il portavoce dell’ASviS Enrico Giovannini.
Nell’immediato preoccupano gli indici compositi per i 17 Obiettivi di sviluppo sostenibile. La valutazione dell’ASviS si concentra sugli effetti a breve termine della crisi (cioè nel corso del 2020), supponendo l’eliminazione delle attuali restrizioni alla mobilità delle persone e allo svolgimento delle attività economiche entro il mese di giugno. L’analisi è stata effettuata pesando e bilanciando diversi fattori, come la caratteristica dell’indicatore e il suo comportamento negli anni della crisi 2008-2009.
“Intendiamo contribuire alla riflessione sull’impatto della crisi epidemica per cercare di rispondere ai quesiti che oggi, in tutto il mondo, stimolano il dibattito sulle possibili conseguenze della pandemia – prosegue Giovannini – Oggi presentiamo le prime evidenze, insieme a una proposta di policy elaborata con il Forum Disuguaglianze e Diversità per migliorare gli strumenti di welfare all’insegna del motto dell’Agenda 2030 Nessuno sia lasciato indietro nelle discussioni di questi giorni”.
Queste le previsioni. Per i Goal 1 (povertà), 4 (Educazione), 8 (Condizione economica e occupazionale), 9 (Innovazione), 10 (Disuguaglianze) l’impatto atteso è largamente negativo, mentre per i Goal 7 (Sistema energetico), 11 (Città e comunità sostenibili), 13 (Lotta al cambiamento climatico) e 16 (Pace, giustizia e istituzioni solide) ci si può aspettare un andamento moderatamente positivo. Per i Goal 6 (Acqua pulita), 14 (Flora e fauna acquatica) e 17 (Partnership) nel 2020 l’impatto dovrebbe essere sostanzialmente nullo, mentre per i rimanenti sei Goal l’impatto è incerto: in alcuni casi, infatti, non è stato possibile immaginare una relazione chiara tra crisi e indicatore, mentre in altri casi miglioramenti e peggioramenti tendono a compensarsi.
“Questa analisi smentisce, una volta per tutte, l’idea che una crisi economica “faccia bene” allo sviluppo sostenibile come definito dall’Agenda 2030 che comprende le dimensioni economiche, sociali, ambientali e istituzionali”, ha detto ancora il portavoce dell’ASviS, ribadendo l’invito al Governo e al Parlamento affinché “i provvedimenti normativi in discussione siano sempre accompagnati da una valutazione, ancorché qualitativa, del loro impatto atteso sulle diverse dimensioni dello sviluppo sostenibile”.
Proprio per mostrare l’utilità di tale approccio anche in una situazione come l’attuale, l’ASviS ha esaminato il Decreto legge “Cura Italia” e per ogni articolo ha identificato gli Obiettivi maggiormente impattati. Dall’analisi emerge che le norme del Decreto riguardano soprattutto il Goal 3 (Salute e benessere), per le numerose misure di potenziamento del Servizio sanitario nazionale; i Goal 8 e 9; i Goal 1 e 10, a causa dei provvedimenti di sostegno economico per famiglie, lavoratori e imprese. Infine, il Goal 16 viene influenzato dagli interventi sulle pubbliche amministrazioni, la continuità del servizio postale, le forze dell’ordine, la gestione della giustizia e il funzionamento degli istituti penitenziari.
Guardando invece alla crisi climatica, per ASviS “l’interruzione delle attività produttive prevista dal Governo per affrontare l’emergenza sanitaria porterà a un generale miglioramento di tutti gli indicatori connessi al cambiamento climatico. In particolare, si assisterà a una forte riduzione delle emissioni di CO2”, anche se di per sé questa riduzione nel breve periodo non darà benefici. Quel che serve oggi è un cambiamento strutturale.