Scoperto il gene della magrezza: l’1% delle persone mangia e non ingrassa

Il gene ALK potrebbe svolgere un ruolo centrale nella regolazione del dispendio energetico e nella resistenza all'aumento di peso: il nuovo studio

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© Bill Oxford on Unsplash

Mangiare a volontà e non ingrassare è il sogno di tutti noi, soprattutto di chi combatte costantemente con qualche chiletto in più. Essere magri, tuttavia, non è soltanto una questione di dieta ed esercizio fisico ma anche di genetica. A scoprirlo è stato un team di ricercatori dell’Università di British Columbia, Canada, che hanno isolato il gene della magrezza, ovvero hanno individuato la sequenza genetica che permette ad alcune persone di rimanere più magre nonostante mangino esattamente come altre.

Lo studio, pubblicato sulla riviste scientifica Cell, ha esaminato un campione di 47 mila persone in Estonia, permettendo così di individuare la porzione di Dna che gioca un ruolo centrale nella regolazione del dispendio energetico.

“Conosciamo tutti queste persone: è circa l’1% della popolazione – afferma Josef Penninger, direttore del Life Sciences Institute e professore del dipartimento di genetica medica dell’Università della British Columbia – Possono mangiare quello che vogliono ed essere metabolicamente sani. Mangiano molto, non fanno attività sportiva regolare, ma nonostante tutto semplicemente non aumentano di peso”. Una fortuna che alcuni hanno senza neanche accorgersene.

Il team di Penninger ha esaminato i dati della biobanca estone, che comprende 47.102 persone dai 20 ai 44 anni, e confrontato i campioni di Dna con i dati clinici dei soggetti sani e magri rispetto ai normopeso e sovrappeso, scoprendo così la presenza costante del gene Alk attivo in chi pesa di più.

Già nota l’esistenza dei geni Sirt, attivati dal digiuno e dall’attività fisica, al centro di molte diete dimagranti. Alcuni cibi, infatti, contengono particolari sostanze, quasi tutte appartenenti alla famiglia dei polifenoli, in grado di sollecitare le sirtuine, gli stessi geni della magrezza attivati dal digiuno.

Alk, invece, è sempre stato considerato un oncogene, ovvero un gene che muta frequentemente causando vari tipi di tumori, come quello al polmone. Ma sinora non si conosceva il suo ruolo al di fuori di quello neoplastico.

Questa nuova scoperta ha suggerito che il gene in questione potrebbe svolgere un ruolo centrale nell’aumento di peso: basta inibirlo per rimanere magri. Gli studi sui topi hanno anche suggerito che Alk è altamente espresso nel cervello, da cui comanda i tessuti adiposi a bruciare o meno i grassi dal cibo. Ora, terapie mirate e altri studi su questo gene potrebbero aiutare gli scienziati a combattere l’obesità.

“Se ci pensate, è realistico poter spegnere Alk per vedere se dimagriamo – afferma Penninger – Gli inibitori dell’Alk già esistono e vengono utilizzati nei trattamenti antitumorali”. Per raggiungere questo scopo, ovviamente, saranno necessarie ulteriori ricerche e sperimentazioni, a partire dai neuroni che esprimono Alk regolando il cervello a livello molecolare, per bilanciare il metabolismo e promuovere la magrezza.

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