Presto nel Mediterraneo ci saranno più guanti e mascherine che meduse. L’allarme è stato lanciato da Opération Mer Propre, un’organizzazione ecologista francese che ha denunciato la comparsa di questi rifiuti sulle coste e i fondali del paese.
Le foto, che fanno rabbrividire, sono state scattate durante diverse operazioni di pulizia delle spiagge e dei fondali marini effettuate ad Antibes e nella baia del Golfe-Juan, in Costa Azzurra. L’organizzazione ha raccolto non solo i classici rifiuti di plastica e alluminio (soprattutto bottigliette e lattine, ma anche un tavolino e numerosi mozziconi di sigaretta) ma anche una quantità preoccupante di mascherine chirurgiche e guanti monouso in lattice.
“Li stavamo aspettando, sono arrivati, ma non nel posto giusto… Le prime maschere sono apparse nel Mediterraneo”, si legge nel post pubblicato sulla pagina Facebook di Opération Mer Propre.
Purtroppo, dopo aver salutato positivamente l’abbassamento dei livelli di inquinamento atmosferico dovuto al lockdown, adesso ci troviamo a fare i conti con l’aumento dei rifiuti di plastica o comunque di oggetti monouso che, anziché essere smaltiti correttamente, vengono abbandonati al proprio destino e finiscono per inquinare le nostre strade e i nostri mari.
Di recente, un’analisi dell’Ispra ha messo in luce che il fabbisogno giornaliero di mascherine della cosiddetta Fase 2 si aggira intorno ai 35/40 milioni di pezzi. Di conseguenza la produzione di rifiuti giornaliera in Italia sarà tra 250 e 720 tonnellate.
“Utilizzando il peso medio di 11 grammi (che prende in considerazione tutte le tipologie di mascherine) e un fabbisogno intermedio di 37,5 milioni, si avrebbe una produzione giornaliera di circa 410 tonnellate. La produzione calcolata sino a fine 2020 (circa 240 giorni) si attesterebbe, pertanto, tra le 60.000 e le 175.000 tonnellate di rifiuti, con un valore sulla media di circa 100.000 tonnellate”.
Questo tipo di rifiuti rappresentano un danno notevole per l’ambiente e stanno contribuendo in maniera decisiva all’aumento del marine littering, come documentato dalle immagini scattate dall’organizzazione ambientalista francese. Secondo l’associazione, i dispositivi di protezione individuale usati contro il coronavirus popolano il fondo marino insieme a materie plastiche e lattine, aumentando il problema della contaminazione delle acque.
Nelle foto scattate dal fondatore dell’associazione, Laurent Lombard, si può vedere chiaramente quanto il coronavirus e l’inciviltà delle persone stanno contribuendo alla situazione di degrado del Mediterraneo.