Isole Tremiti, la biodiversità delle grotte sommerse in uno studio

Il progetto "BIOgeoMARE" unisce biologia marina e geologia con l’obiettivo di studiare un habitat unico per la varietà di specie rare ed uniche che contiene

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Avviato alle Isole Tremiti il progetto “BIOgeoMARE”, che unisce biologia marina e geologia con l’obiettivo di studiare le grotte sommerse, un habitat unico nel panorama delle bio e geodiverisità per la varietà di specie rare ed uniche che contiene.

Le grotte sommerse delle Isole Tremiti rivestono una grande rilevanza ecologica e naturalistica, rappresentano forme particolari di ambienti naturali scomparsi e contengono specie rare ed uniche. La ricerca avviata dal Laboratorio del MA.RE in collaborazione con UNITUS, UNICH e UNIROMA2 sta permettendo di raccogliere nuovi dati interdisciplinari che consentiranno di colmare alcune lacune conoscitive sia dal punto di vista biologico che dal punto di vista geomorfologico.

Gli studi per ora si concentrano sulla grotta carsica sommersa di Cala Sorrentino misurando i parametri morfometrici per capire l’evoluzione geomorfologica quaternaria del complesso di tutte le cavità carsiche dell’Isola di Caprara.

Più nel dettaglio il progetto, guidato dalla biologa Martina Mazzetti, mira a studiare le associazioni di invertebrati bentonici ad Anellidi Policheti della famiglia Serpulidae e a Briozoi nelle cavità carsiche situate tra i 15 e 30 metri di profondità al largo della costa nord-orientale dell’Isola di Caprara dell’Arcipelago delle Isole Tremiti (FG).

L’ambiente delle cavità sottomarine si può considerare una sorta di “isola ecologica” in quanto rappresenta un tipo di habitat afitale, isolato dagli habitat simili, nell’ambito degli ambienti litorali eufotici. Nelle grotte e cavità sommerse i principali fattori ambientali che condizionano le comunità biologiche sono la luce, l’idrodinamismo e l’apporto trofico, le cui variazioni, a differenza dell’ambiente di mare aperto dove esse si svolgono lungo gradienti di decine o centinaia di metri, si manifestano entro distanze di pochi metri.

Dal punto di vista biologico, pochi sono i gruppi di organismi marini adattati a vivere in cavità sommerse ed a colonizzare le volte e le pareti rocciose delle stesse; si tratta, infatti, quasi esclusivamente di organismi animali, in grado di vivere in condizioni di semi o completa oscurità e capaci di aderire ai substrati solidi offerti dalla conformazione delle cavità stesse.

Nell’ambito degli ecosistemi bentonici, le cavità sommerse rappresentano quindi degli ambienti peculiari, unici e di particolare interesse per l’allargamento delle conoscenze scientifiche; ciò nonostante, la maggior parte degli studi condotti finora riguardano i popolamenti delle cavità presenti nel bacino del Mediterraneo Nord-Occidentale e di alcune cavità del bacino Orientale, mentre scarse sono le informazioni relative ai popolamenti delle cavità delle coste italiane del Basso Adriatico.

Dal punto di vista geomorfologico, il presente progetto si inserisce in un più ampio studio multidisciplinare di tali sistemi sommersi, che prevede in particolare la caratterizzazione geologica di dette cavità: infatti, si andrà a perimetrare le aree carsiche interessate e a misurare i parametri geomorfologici attuali delle cavità, anche grazie a software adeguati in ambiente GIS, per carpirne la loro genesi e la loro evoluzione attuale.

Del team di ricerca fanno parte anche Roberta Cimmaruta del Dipartimento di Scienze Ecologiche e Biologiche dell’Università degli Studi della Tuscia, Enrico Miccadei del Dipartimento di Ingegneria e Geologia dell’Università degli Studi “G. d’Annunzio” Chieti – Pescara, Maria Flavia Gravina del Dipartimento di Biologia Università di Roma “Tor Vergata” e Adelmo Sorci in qualità di Responsabile delle attività di monitoraggio di ecosistemi marini e terrestri Laboratorio del MA.RE.

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