Non solo olio di palma, anche l’olio di cocco finisce nel mirino degli studiosi, che ne evidenziano l’elevato impatto ambientale in fase di produzione. Famoso per le sue proprietà quasi terapeutiche ed estetiche, l’olio di cocco è un grasso che si ricava dai semi della pianta Cocos nucifera, molto diffusa nelle aree tropicali e in alcune zone del Mediterraneo. I frutti di questa pianta, le noci di cocco, costituiscono la materia prima per la produzione dell’olio, che nell’ultimo decennio si è diffuso tantissimo grazie ai suoi grassi a catena media, unici rispetto agli altri tipi di grassi e in grado di apportare tantissimi benefici all’organismo.
Uno studio, pubblicato sulla rivista scientifica Current Biology, ha però evidenziato il dannoso impatto ambientale della produzione di olio di cocco e i suoi legami con l’industria dell’olio di palma, che negli ultimi anni ha ricevuto un’attenzione negativa ed è stato boicottato dai consumatori soprattutto per aver contribuito alla deforestazione nel sud-est asiatico. L’olio di cocco, al contrario, è diventato sempre più popolare come alimento sano con minori problemi di coltivazione.
Lo studio, però, sembra smentire questa visione, mettendo in risalto l’impatto sulle specie animali autoctone a causa della deforestazione dovuta alla produzione di olio di cocco. Ben 18,6 specie per milione di tonnellate di olio prodotto sarebbero gravemente minacciate, quasi 5 volte di più rispetto all’olio di palma.
Entrambi si trovano in quasi tutti i prodotti, da quelli alimentari e quelli cosmetici, benché la palma sia più utilizzata in quanto più economica e versatile.
“La produzione di entrambe le colture è distruttiva quando proviene da aree sbagliate, come foreste, torbiere e aree ad alto valore di conservazione”, ha affermato Chandra Panjiwibowo, Direttore nazionale di Rainforest Alliance Indonesia.
L’impatto devastante dell’olio di palma sulla deforestazione e la perdita di biodiversità è stato ampiamente documentato mentre gli studi relativi alla produzione di altri oli commestibili, come quello di cocco, oliva e di soia sono ancora scarsi. Proprio su questo dato ha giocato l’analisi pubblicata su Current Biology, che ha collegato la produzione di olio di cocco all’estinzione della volpe volante Ontong Java delle Isole Salomone. Tra le altre specie minacciate, anche il topo-cervo Balabac, endemico di tre isole filippine.
Tuttavia, altri ricercatori affermano che lo studio restituisce un’immagine fuorviante. La stragrande maggioranza delle specie minacciate dalla palma da cocco vivrebbe infatti in piccole nazioni insulari che insieme rappresentano solo l’8% della produzione globale di olio di cocco, afferma Meine van Noordwijk, ricercatore senior presso il World Agroforestry Center.
Van Noordwijk nota anche che le palme da cocco sono spesso piantate insieme ad altre colture, quindi è difficile calcolare il danno del raccolto. “Abbiamo bisogno di un’analisi spaziale più precisa per discernere quale coltura guida la deforestazione”, afferma.
Le stime dell’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’alimentazione e l’agricoltura (FAO) e gli analisti del settore stimano che la produzione globale di olio di palma si attesti a circa 75 milioni di tonnellate su 20 milioni di ettari, mentre la produzione di olio di cocco si attesta a circa 2,91 milioni di tonnellate su 12,01 milioni di ettari.