I biberon di plastica rilasciano una media di 4 milioni di particelle di microplastiche ogni litro di latte in formula somministrato. I dati sono il risultato di uno studio condotto dal John Boland del Trinity College di Dublino in Irlanda, che ha anche specificato che i biberon in polipropilene rappresentino quasi il 69% di tutti biberon disponibili sul mercato.
“Siamo rimasti sorpresi dalla quantità”, ha commentato Boland “sebbene, sulla base di ricerche condotte in precedenza, avevamo il sospetto che le quantità sarebbero state notevoli. Nessuno tuttavia si aspettava i livelli molto alti che abbiamo trovato”.
Per studiare il fenomeno delle microplastiche nei biberon, i ricercatori hanno pulito e sterilizzato biberon in polipropilene nuovi di zecca – l’usura potrebbe naturalmente aumentare le quantità di microplastiche rilasciate – e li hanno lasciati asciugare. Successivamente hanno versato acqua purificata riscaldata a 70° C, ovvero la temperatura raccomandata dall’Organizzazione Mondiale della Sanità per la preparazione del latte artificiale.
Dopo aver messo le bottiglie su uno shaker meccanico per un minuto, per imitare il processo manuale di miscelazione della formula, Boland e il suo team hanno filtrato l’acqua e l’hanno analizzata al microscopio. Hanno scoperto che le bottiglie stavano perdendo una media di 4 milioni di particelle di microplastica per litro nel latte ricostituito al loro interno, con un intervallo compreso tra 1 e 16 milioni di particelle per litro.
I ricercatori hanno ripetuto i loro esperimenti a temperature diverse, e hanno avuto conferma che la dispersione delle particelle era maggiore con l’aumentare della temperatura. Questo non ha fatto altro che confermare un fatto ormai risaputo: calore e plastica non vanno d’accordo. È lo stesso motivo per cui le bottiglie d’acqua in plastica non possono essere conservate al sole o dentro le automobili sotto al sole, e per cui è sempre sconsigliato mettere oggetti in plastica in lavastoviglie e forni a microonde (o forni tradizionali: pensate alle tortiere in silicone, pur sempre un tipo di plastica).
Anche agitare le bottiglie era un altro motivo di che favoriva la dispersione di microplastiche. Da ciò si può dedurre che dopo l’allattamento al seno l’uso del biberon in vetro, con tettarella in caucciù naturale, è la seconda migliore opzione per alimentare i bambini.
Queste alternative sono molto più sicure per la salute dei piccoli e inoltre, quando parliamo di allattamento artificiale, “è raccomandabile sterilizzare i biberon e riscaldare il latte artificiale per distruggere i batteri potenzialmente dannosi. Batteri come la salmonella che potrebbero far più male delle microplastiche”, specifica Boland
Infine, la quantità di microplastiche rilasciate da un biberon in plastica può ridursi scegliendo il latte in formula ma non in polvere: quello liquido che non necessità di alte temperature né di scuotimento potrebbe insomma limitare il problema. “In alternativa, la formula potrebbe essere preparata in un contenitore separato, non di plastica, e poi trasferita tiepida in un biberon di plastica”.
È al momento ancora ignoto quali e quanti danni possa provocare all’organismo umano l’assunzione ripetuta di plastica. Sappiamo che ognuno di noi ne ingerisce – una microplastica alla volta – l’equivalente di un bancomat al giorno. E tanto meno sono note le conseguenze sulla salute in organismi così immaturi come i bebè nei primi 6 mesi di vita.