Mentre sembra che la pandemia da coronavirus abbia messo in secondo piano le problematiche e le riflessioni connesse al cambiamento climatico, a Miami Beach artisti, architetti, scienziati, conservazionisti e funzionari della città si stanno unendo per creare un giardino di sculture sottomarine in modo da formare una barriera corallina artificiale, per poter favorire la ricrescita del corallo della zona e per creare un frangiflutti che funga da protezione delle spiagge dalle tempeste.
Negli ultimi anni, infatti, il corallo della Florida meridionale è stato colpito in modo allarmante da malattie e sbiancamento, conseguenze dovute per lo più al riscaldamento delle acque. Sappiamo bene che si tratta di un problema globale, in quanto persino la Grande Barriera Corallina, secondo un recente studio, avrebbe perso il 50% dei coralli negli ultimi tre decenni.
Il progetto, il cui nome è The Reefline, è stato ideato dall’artista e collezionista d’arte Ximena Caminos, che è alla guida della fondazione senza scopo di lucro BlueLab Preservation Society, e sarà progettato dall’architetto Shohei Shigematsu, dello studio di architettura OMA con sede a Rotterdam, in collaborazione con Coral Morphologic, un collettivo che mette insieme arte, musica e scienza con sede a Miami Beach, che lavora per documentare il declino delle barriere coralline ed esplora la simbiosi tra esseri umani e corallo attraverso installazioni e la realizzazione di meravigliosi video.
La direttrice artistica del progetto Ximena Caminos ha ideato quest’originale progetto dopo aver appreso che si potevano depositare delle barriere artificiali sul fondale oceanico per aiutare a reintegrare la popolazione corallina.
Il parco si estenderà per sette miglia e l’apertura del primo miglio è prevista per dicembre 2021. Tra gli artisti che collaborano alla realizzazione dell’opera c’è l’argentino Leandro Erlich, un artista concettuale, che lo scorso anno ha creato sculture con auto e camion immersi nella sabbia come metafora della natura distruttiva dell’industrialismo e delle emissioni di carbonio sul nostro pianeta. L’idea era quella di denunciare i problemi del traffico e il potere di distruzione sul paesaggio e sulla natura derivato dalle automobili. Si trattava di un ingorgo stradale con 66 sculture a grandezza naturale di auto e camion sul lungomare della famosa Lincoln Road.
Nell’attuale progetto Erlich ha intenzione di posizionare sculture di automobili sul fondo dell’oceano, trasformandole in strumenti che mitigano gli effetti del riscaldamento dell’oceano sulla città costiera.
Inoltre, il progettista Shohei Shigematsu ha ideato la creazione di una scultura che funge da scala sottomarina monumentale; altre opere subacquee saranno realizzate dagli artisti Ernesto Neto e Agustina Woodgate.
Si stima che l’ambizioso progetto sub-acquatico costerà circa 1 milione di dollari nella prima fase e sarà pubblicamente accessibile dal litorale della spiaggia, con i visitatori che potranno fare immersioni tra le sculture.
Negli ultimi anni, molti artisti hanno rivolto la loro attenzione alla difficile sopravvivenza delle barriere coralline. Nel 2019 l’ambientalista e scultore subacqueo Jason deCaires Taylor ha creato una scultura, “Ocean Siren”, situata al largo della costa del Queensland, in Australia, che cambia colore al variare della temperatura dell’acqua dell’oceano.
“Ocean Siren” è stata la prima opera d’arte ad essere inclusa nel Museo australiano di arte subacquea (MOUA), a Townsville.
Un progetto unico nel suo genere, ma che colpisce per la forte integrazione tra i saperi nell’ottica di un lavoro fortemente interdisciplinare e per la grande ricerca di sintesi tra arte e ricerca scientifica, in nome della sostenibilità ambientale e della salvaguardia della biodiversità marina.