Italia del riciclo: l’impatto della pandemia sui rifiuti

Il Covid e il lockdown hanno avuto effetti anche sulla gestione dei rifiuti: aumentano gli imballaggi, cala la frazione umida

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© Jonathan Farber on Unsplash

L’Italia si conferma un paese che ricicla, come emerge nel Rapporto 2020 “L’Italia del riciclo” curato come ogni anno da FISE Unicircular e Fondazione per lo Sviluppo Sostenibile. Oltre all’approfondimento dedicato alle diverse filiere del riciclo, quest’anno “L’Italia del riciclo” ha analizzato gli impatti della pandemia sulle attività connesse al riciclo dei rifiuti. Il tutto è stato letto alla luce del recepimento delle nuove Direttive europee sui rifiuti e l’economia circolare.

La pandemia e il lockdown, con il divieto di circolazione e la chiusura di molte attività economiche, hanno avuto effetti anche sulla gestione dei rifiuti, pur se diversificati a seconda delle filiere. Nei primi sei mesi del 2020 si è registrato un incremento dei rifiuti di imballaggio: +2% per il vetro, +4% per la plastica, +10% per carta e cartone e +14% per l’acciaio. Sono calati invece i conferimenti degli imballaggi in alluminio (-10%) e legno (-5%). Complessivamente, il CONAI (Consorzio Nazionale Imballaggi) prevede di chiudere il 2020 con un aumento di conferimenti del 5%. Sono diminuite invece le raccolte nelle isole ecologiche (come i RAEE, ovvero i rifiuti apparecchiature elettriche ed elettroniche) e quelle legate alle attività commerciali e industriali che hanno interrotto temporaneamente l’attività.

Anche i rifiuti organici sono diminuiti di circa il 15%. Questa buona notizia sul fronte dello spreco alimentare è determinata dall’aumento dei rifiuti domestici e dalla contemporanea diminuzione delle utenze collettive (mense sia scolastiche che degli uffici, ristoranti, bar). Da maggio ad agosto, con la riapertura di molte attività produttive (sia commerciali che turistiche) si è ristabilito un certo equilibrio. L’aumento di materiale da riciclo si è registrata in particolare nel settore RAEE e in quello della carta. Rimangono inferiori, rispetto allo stesso periodo del 2019, il riciclo di oli e grassi animali e vegetali, come pure quello di imballaggi in alluminio e solventi.

Anche durante il lockdown gli impianti di selezione, riciclo e termovalorizzazione hanno lavorato a pieno regime, nonostante le difficoltà per garantire la sicurezza degli operatori. Alcuni impianti hanno aumentato il numero dei turni di lavoro e diminuito la loro durata: una procedura che ha creato qualche problema, peraltro quasi completamente rientrato con il ritorno alle condizioni operative consuete.

Un effetto negativo innescato dall’epidemia è stato il rallentamento e i tagli degli investimenti programmati nel settore dei rifiuti: il 65% degli intervistati del settore ha dichiarato di prevedere una riduzione dei futuri investimenti

“Per sviluppare l’economia circolare, favorire innovazione e nuovi investimenti”, ha dichiarato Edo Ronchi, Presidente della Fondazione per lo sviluppo sostenibile, “sarebbe molto utile ridurre i tempi troppo lunghi per le autorizzazioni di attività di riciclo di rifiuti che generano prodotti (End of waste). Nell’uso delle risorse europee del Recovery fund è inoltre necessario finanziare la ricerca e l’innovazione delle tecniche di riciclo in settori critici che hanno importanti potenzialità ambientali e di sviluppo (per esempio il riciclo delle plastiche miste e di alcuni RAEE) nonché finanziare l’innovazione per migliorare la riciclabilità di alcuni prodotti e per aumentare l’impiego di materiale riciclato in sostituzione di materie prime vergini”.

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