In bici lungo la ferrovia dismessa tra l’Appennino Lucano e il Pollino

Il turismo slow è occasione di recupero e valorizzazione del passato

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© Snapwire on Pexels

Una vecchia ferrovia dismessa, un paesaggio mozzafiato e un progetto di recupero visionario: questi sono gli ingredienti che hanno portato alla creazione di una ciclovia tra i Parchi nazionali dell’Appennino Lucano e del Pollino.

La vecchia ferrovia venne ideata a fine ‘800 per collegare le tratte esistenti Cosenza-Sibari e Sicignano-Lagonegro; il primo tratto venne inaugurato nel 1915 e collegava Spezzano Albanese a Castrovillari. La parte più difficile da costruire, tra Laino Borgo e Morano Calabro, venne ultimata nel 1931, portando a conclusione la tratta Spezzano Albanese-Lagonegro.

La ferrovia venne soppressa già negli anni ’50 per cedimenti strutturali, ma fu completamente dismessa solo nel 1984 con la rimozione dei binari. Nel 2020 è stata inaugurata la ciclabile che va da Lagonegro fino a Viggianello e Rotonda, che è destinata ad allacciarsi alle altre vie ciclabili che in futuro dovrebbero collegare altre aree della Basilicata. 

Seguendo gli antichi binari, l’itinerario da percorrere in bicicletta attraversa varie gallerie e diversi paesi. Da Lagonegro ci si muove verso Lauria, passando per il lago Sirino; raggiunta la cittadina di Lauria, la vecchia ferrovia si perde per un tratto e sarà necessario percorrere la strada provinciale verso Laino Borgo, sebbene se ne possa rintracciare un breve tratto per qualche centinaio di metri.

Continuando il percorso, si arriva ai boschi al confine con la Calabria e si supera lo stesso confine regionale, giungendo al paese di Laino Borgo. È un piccolo centro nel cuore del Parco Nazionale del Pollino, dal paesaggio molto caratteristico. Il territorio è infatti attraversato dai fiumi Lao e Iannello; in particolare, il Fiume Lao attraversa un grande canyon profondo circa 200 metri. Gli appassionati di rafting e di sport fluviali possono godere della grande bellezza delle numerose grotte e cascate presenti sulle due sponde.

Sopra Laino Borgo sorge il paese abbandonato di Laino Castello, attualmente in fase di ristrutturazione. Il vecchio castello è caratterizzato dalla presenza di un piccolo borgo ed è situato in cima al Colle San Teodoro. Già negli anni ‘60 si decise di trasferire l’abitato in un altro luogo a causa di alcuni fenomeni sismici e per problemi di natura idrogeologica; dopo il terremoto del 1980, la popolazione fu costretta a abbandonare definitivamente l’antico borgo.

L’itinerario prosegue verso Mormanno, anche se in questo tratto le tracce della vecchia ferrovia non sono ancora percorribili a causa dello stato di abbandono attuale. Il borgo, fondato in età longobarda, è caratterizzato da un impianto tipicamente medievale con strette viuzze lastricate in pietra, scalette, archi e antichi portali lapidei; sono presenti numerose chiese e palazzi signorili. Sullo sprone di Monte San Michele è situato il Faro Votivo, un monumento eretto nel 1928 in onore dei Caduti della Regione Calabria durante la Prima guerra mondiale; esso è utilizzato come punto di riferimento per la navigazione aerea.

Dopo aver percorso per un breve tratto la vecchia ferrovia Lagonegro-Spezzano Albanese, trasformata in ciclopedonale, è necessario ritornare sulla strada asfaltata. Con lo sguardo rivolto alla vetta del Dolcedorme, la vetta più alta del Pollino, si discende verso il paese di Morano Calabro, uno dei borghi più belli d’Italia. Salendo per i vicoli del Borgo, attraverso chiese e palazzi signorili, si arriva in cima ai ruderi di un antico Castello; costruito sui resti di un avamposto di epoca romana dai Normanni, assunse la forma attuale nel XVI secolo con gli ampliamenti effettuati per conto del principe Sanseverino. Non lontana sorge la chiesa di San Pietro e Paolo, risalente all’anno Mille, il cui interno è stato ristrutturato in chiave tardo-barocca.

Riprendendo la vecchia ferrovia, in questo tratto trasformata in pista ciclabile asfaltata, il percorso muove verso Castrovillari. Come ultima tappa ci si può dirigere a Civita, una comunità arbëreshe molto conosciuta, anche se qui la ferrovia è stata in parte cancellata dall’urbanizzazione e in parte inglobata nella strada provinciale e nei campi coltivati di proprietà privata. Lungo il tragitto si incontra la Riserva naturale delle Gole del Raganello; queste ultime costituiscono un canyon lungo circa 17 Km che va dalla Sorgente della Lamia fino all’abitato di Civita, dove è situato il Ponte del Diavolo, scorrendo poi verso la foce.

Il borgo di Civita è caratterizzato dalla presenza delle case Kodra, costruite tra il 1600 e il 1700; sono tutte dotate di finestrelle che sembrano occhi, canne fumarie che assomigliano a nasi e porte che danno l’idea di una bocca. In sostanza, queste case richiamano un volto umano, anche se non tutte hanno la canna fumaria o le stesse dimensioni degli elementi. Vennero chiamate case Kodra perché ricordano lo stile di un pittore cubista albanese, Ibrahim Kodra, che visitò il paese negli anni ‘90.

Termina così un viaggio affascinante, che mette insieme in un’unica grande emozione la bellezza del paesaggio, il recupero della storia e la valorizzazione di ciò che poteva essere semplicemente lasciato nell’oblio del tempo.

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