Inizia a prendere forma il Ministero della transizione ecologica, una delle novità introdotte da Mario Draghi. Come sospettavamo, la Transizione Ecologica concepita dal nuovo governo e guidata dal fidico Roberto Cingolani, ha poco o nulla da spartire con il vecchio ministero dell’Ambiente e non si occuperà di foreste e biodiversità da tutelare, di montagne e di mari, di aria da ripulire, e neppure di far ripartire il Paese in chiave green dopo la pandemia.
Stando a quanto si apprende, i confini tra i nuovi ministeri di Transizione ecologica e Transizione digitale e il risorto ministero del Turismo saranno netti e le competenze ben delineate.
Nel testo si legge che “al Ministero per la transizione ecologica sono attribuite le funzioni e i compiti spettanti allo Stato relativi allo sviluppo sostenibile e alla tutela e alla valorizzazione dell’ambiente, del territorio e dell’ecosistema” relativamente a un lungo elenco di materie, tra cui “individuazione, conservazione e valorizzazione delle aree naturali protette”, “qualità dell’aria, politiche di contrasto ai cambiamenti climatici”, promozione dell’economia circolare e contrasto dei danni ambientali. Ma queste attività restano soltanto marginali rispetto alla “definizione degli obiettivi e delle linee di politica energetica e mineraria nazionale”, ai “piani in materia di emissioni nel settore dei trasporti, di combustibili alternativi e delle relative reti e strutture di distribuzione”.
Il decreto introduce poi un “Comitato per la transizione ecologica”, composto da presidente del Consiglio, ministro dell’Economia, ministro delle Infrastrutture, ministro della Transizione Ecologica, ministro dello Sviluppo Economico e ministro per le Politiche Agricole. Una struttura con competenze trasversali che dovrebbe entro tre mesi dall’entrata in vigore mettere a punto il Piano per la transizione ecologica, coordinando politiche in materia di “mobilità sostenibile”, “economia circolare”, “qualità dell’aria”, “dissesto idrogeologico”.
Il ministero per la Transizione digitale, guidato dall’ex amministratore delegato di Vodafone Vittorio Colao, “promuove, indirizza, coordina e verifica l’azione del Governo nelle materie dell’innovazione tecnologica, dell’attuazione dell’agenda digitale italiana ed europea, della strategia italiana per la banda ultra larga, della digitalizzazione delle pubbliche amministrazioni e delle imprese, nonché della trasformazione, crescita e transizione digitale del Paese, in ambito pubblico e privato.”
Tra le novità il decreto prevede l’istituzione di un Comitato Interministeriale per la transizione digitale (CITD), composto dal presidente del Consiglio, dal ministro per l’innovazione tecnologica, dal ministro della Pubblica Amministrazione, il ministro dello Sviluppo Economico e il ministro della Salute. “Nell’ambito del predetto Comitato – si legge nel decreto – sono assunte le decisioni strategiche necessarie a garantire la coerente e puntuale declinazione della strategia nazionale per la transizione digitale”.
Il ministero del Turismo avrà funzioni di programmazione, coordinamento e promozione delle politiche turistiche nazionali, curerà i rapporti con le regioni e i progetti di sviluppo del settore turistico, le relazioni con l’Unione europea e con i paesi extra UE.
Da quanto detto, si evince che di green c’è davvero poco. La transizione sarà non verso l’ecologia intesa come rispetto del ambiente e tutela del Pianeta ma verso la cosiddetta Net-Zero Economy, in cui la differenza tra i gas serra immessi nell’atmosfera e quelli eliminati sarà pari a zero. Lo scontro è aperto e coinvolgerà vari settori chiave come energie, agro-alimentare e produzione industriale.