Il cambiamento climatico e il global warming sono i rischi ambientali più importanti che danno luogo a tutta una serie di conseguenze come l’accelerazione dello scioglimento delle masse dei ghiacciai, l’innalzamento dei livelli dei mari, mutamenti e interruzioni nei tradizionali andamenti climatici stagionali, distruzione della biodiversità e crescente desertificazione. Riportiamo qui un grafico della Global Risk Survey del 2020: in questo importante sondaggio si individuano i principali rischi per il genere umano. Questi rischi sono riportati sul grafico in base alla probabilità (asse x) e impatto (asse y): come potete notare i rischi in alto a destra (quelli più probabili e con un impatto economico rilevante) sono tutti rischi legati alla sfera ambientale.
A questi rischi ambientali sono strettamente connessi dei risvolti finanziari. Da un lato ci sono i cosiddetti rischi fisici, ovvero i rischi di danneggiamento di proprietà e infrastrutture per effetto di eventi climatici estremi. La frequenza di tali eventi sta aumentando e ogni volta che accade noi vediamo i danni fisici che questi eventi portano con se. Per esempio l’evento ambientale che ha creato maggior distruzione di proprietà nel 2020 è stata l’alluvione nel sud della Cina tra giugno e luglio: oltre a 216 vittime si stima che l’alluvione abbia creato danni per circa 35 miliardi USD di cui solo 2 miliardi erano stati assicurati. E parliamo non solo di proprietà distrutte ma anche del degrado ambientale, ossia l’inquinamento atmosferico, dell’acqua e del suolo, stress idrico, perdita di biodiversità e deforestazione.
Ma c’è anche un’alta tipologia di rischi finanziari legati al cambiamento climatico: i rischi da transizione (transition risks). Questo rischio indica la perdita finanziaria in cui può incorrere un ente, direttamente o indirettamente, a seguito del processo di aggiustamento verso un’economia a bassa emissione di carbonio e più sostenibile sotto il profilo ambientale.
Prova a pensare cosa succederebbe se domani in Europa si applicasse la Carbon Tax, ovvero una tassa sulle emissioni di carbonio di un’azienda: se questa ha già pianificato una transizione verso fonti di energia rinnovabili sarà più avvantaggiata rispetto ad una concorrente che ha semplicemente continuato ad operare senza tenere conto del grande cambiamento in corso. La seconda dovrà pagare tasse elevate il che si ripercuoterà sul bilancio e sulle quotazioni in borsa della società, oltre ai danni reputazionali che potrebbero acuire una situazione di stress finanziario. In un mercato con margini sempre più stretti un cambiamento della normativa potrebbe anche rappresentare il colpo di grazia per molte aziende che rimangono indietro sul tema della sostenibilità energetica.
I rischi da transizione quindi possono essere riassunti come rischi per un’azienda dovuti al fatto di non riuscire ad essere conformi in modo tempestivo a dei cambiamenti che intervengono nel quadro normativo di riferimento. E questi rischi sono elevati per molte società, ma al contempo saranno una opportunità per chi saprà innovarsi e adeguarsi al nuovo percorso sostenibile segnato dall’Agenda 2030 delle Nazioni Unite e dall’accordo di Parigi. Nel nostro piccolo anche noi possiamo fare attenzione non solo a consumare prodotti sostenibili ma anche a investire in attività finanziare con un alto indice di sostenibilità per conservare meglio il valore dei nostri risparmi.
Fonti: Banca Centrale Europea – Guida sui rischi climatici e ambientali; World Economic Forum – Global Risk Report 2020