Da Cipro fino alle Azzorre, senza dimenticare Sicilia e Sardegna, le isole europee sono minacciate su più fronti dal cambiamento climatico: non solo per i possibili impatti a livello ambientale e naturalistico, ma anche per le possibili conseguenze sociali ed economiche. Con il progetto europeo SOCLIMPACT, istituti di ricerca ed enti locali, università e società private, economisti e politologi, fisici e climatologi, hanno unito le forze per capire cosa potrebbe succedere nei prossimi decenni e per individuare strategie efficaci di adattamento ai cambiamenti climatici.
Finanziato dal programma Horizon 2020, il progetto si è appena concluso, dopo 40 mesi di lavori. Ha coinvolto 24 partner di ricerca da otto paesi europei, tra cui l’Università di Bologna, con l’obiettivo di costruire modelli di previsione dei cambiamenti climatici su scala locale, guardando a territori particolarmente fragili ed esposti come quelli delle isole.
Le Antille Francesi, le Azzorre, le Baleari, le Canarie, la Corsica, Creta, Cipro, Fehmarn, Madeira, Malta, Sardegna e Sicilia sono le isole e gli arcipelaghi dell’Unione Europea su cui si sono concentrati gli studiosi. Con un focus su quattro settori chiave per la “blue economy”: acquacoltura, energia, trasporti marittimi e turismo.
Proprio il turismo, in particolare, è il tema su cui si è focalizzato il gruppo dell’Università di Bologna coinvolto nel progetto, che ha lavorato sfruttando le competenze del Centro di Studi Avanzati sul Turismo (CAST), attivo al Campus di Rimini e punto di riferimento internazionale per la ricerca nel settore turistico.
Secondo Paolo Figini, professore del Dipartimento di Scienze economiche dell’Unibo, nello scenario peggiore si prevede, nel 2100, una spesa turistica molto più bassa di quella che si avrebbe nello stesso anno in condizioni normali: “A livello complessivo si può stimare che la spesa turistica complessiva a fine secolo sia del 59% inferiore in Sardegna, mentre in Sicilia siamo al meno 38%”.
L’aumento del livello del mare, la perdita di superficie costiera, i mutamenti della flora marina, l’aumento degli incendi, la maggiore diffusione di malattie infettive sono tutti rischi legati al cambiamento climatico che gli studiosi coinvolti in SOCLIMPACT hanno considerato.
Tra i singoli fattori, emerge come il rischio incendi sia moderato ma porti “a una diminuzione della spesa turistica nel caso della Sardegna attorno al 20% e nel caso della Sicilia attorno al 13%”. La perdita della biodiversità marina (sempre secondo lo scenario peggiore) potrebbe arrivare al 14% in Sardegna e al 28% in Sicilia. Innalzamento del livello del mare e aumento degli eventi estremi potrebbero portare a un calo del 58% della superficie attuale per le spiagge sarde e del 61% per quelle siciliane: solo per questo fattore, i costi sulla spesa turistica sarebbero del 26% in Sardegna e ‘solo’ del 17% in Sicilia, che può contare anche sul turismo culturale. L’allungamento della stagione estiva per l’innalzamento delle temperature, invece, avrebbe un effetto positivo sul turismo, più marcato per la Sardegna (+16%) che per la Sicilia (+2%).
I dati racconti hanno quindi permesso di mettere a punto strategie alternative di adattamento ai cambiamenti climatici per ognuna delle isole e per ognuno degli scenari considerati, con un processo partecipativo che ha coinvolto anche gli attori locali dei territori.
L’effetto del cambiamento climatico sull’economia delle isole, sottolinea Figini, “è simile a quello di un’importante crisi economica o di una pandemia”. Secondo Figini è importante considerare gli effetti dei cambiamenti climatici sui singoli territori: “Alcuni territori ne possono pure beneficiare. Ma per quanto riguarda la nostra area, quella europea, è un rischio che produrrà dei costi economici oltre che ambientali”.