Le Ofioliti di Timpa delle Murge: resti di un antico oceano

Un importante geosito nel Massiccio del Pollino tra scienza, didattica e rischi ambientali

852
© Potito M. Petrone, CC BY-SA 3.0 - Parco Nazionale del Pollino

L’area del confine calabro-lucano rappresenta dal punto di vista geologico una zona chiave per la comprensione dei processi orogenetici occorsi in questo settore di Appennino e, più a grande scala, dei processi geodinamici dell’area mediterranea. Il Massiccio del Pollino è un’area protetta dal 1993, mediante un Parco Nazionale dell’estensione di circa 192.565 ettari a cavallo tra le regioni Basilicata e Calabria e rappresenta l’area protetta più estesa d’Italia. Tra le molte peculiarità paesaggistiche e relative alla flora ed alla fauna del parco, diverse sono le particolarità anche dal punto di vista geologico, come gli affioramenti ofiolitici prevalentemente localizzati nel settore settentrionale del massiccio.

Le ofioliti rappresentano delle rocce o delle suite di rocce (dal mantello superiore alla crosta fino alla copertura sedimentaria), a composizione basica ed ultrabasica che rappresentano frammenti di antichi oceani. Tale crosta oceanica, durante le fasi di convergenza tra placche di collisione continentale e di formazione di un orogene, può essere inglobata all’interno di una catena montuosa. In generale, placche tettoniche in convergenza generano processi di subduzione, in cui di solito la crosta oceanica viene subdotta al disotto di una placca a crosta continentale; quando si passa dalla subduzione alla collisione continentale (cioè quando quasi tutta la crosta oceanica sprofonda verso il basso, trascinandosi dietro passivamente un altro blocco continentale iniziando la collisione), alcuni lembi di oceano possono essere obdotti (spinti tettonicamente verso l’alto) ed inglobati all’interno della catena montuosa, in una zona che viene definita sutura oceanica (fig.1). Le zone di sutura quindi rappresentano la testimonianza dell’esistenza di un bacino di natura oceanica interposto tra due placche tettoniche in convergenza, che entrano in collisione continentale.

Fig. 1 – Schema di subzione e di collisione continentale; in evidenza la zona di sutura, dove si ritrovano rocce ofiolitiche

Nell’area settentrionale del massiccio del Pollino affiorano estesamente unità alloctone del Complesso Liguride, così denominato per correlazione con le unità ofiolitifere dell’Appennino Settentrionale (Liguria), che rappresenta una successione di età cretacico-paleogenica, originariamente sedimentata nel bacino su crosta oceanica della Neotetide. Tale oceano era interposto tra la Placca Europea e la Placca Africana, durante il Giurassico. La subduzione della crosta oceanica al di sotto della crosta continentale della Calabria, tra il Cretacico superiore e l’Oligocene, ha determinato la costruzione di un prisma di accrezione che ha prodotto un’intensa deformazione ed un vario grado di metamorfismo nelle rocce delle antiche coperture sedimentarie della Neotetide, includendo diversi resti dell’antica crosta oceanica (ofioliti).

Il prisma deforma quindi unità sedimentarie e metamorfiche, corrispondenti rispettivamente all’Unità Nord-Calabrese e all’Unità del Frido, costituendo nell’insieme le propaggini più meridionali delle falde ofiolitifere dell’Appennino. Durante i processi collisionali, numerosi sovrascorrimenti hanno portato queste unità alla progressiva sovrapposizione tettonica ed in alcuni casi all’elisione di lembi più o meno profondi di litosfera oceanica (fig. 2).

Fig. 2 – Schema di litosfera oceanica (modello ofiolitico)

Una delle sequenze più spettacolari delle ofioliti del Pollino affiora in località Timpa delle Murge (fig. 3), dove si ritrova una suite litosferica completa a partire dal Mantello superiore fino all’antica copertura sedimentaria. Nel dettaglio e partendo dal basso, è possibile osservare delle serpentiniti, rocce di colore verde scuro che si rinvengono in piccoli affioramenti e che rappresentano la porzione più profonda della sequenza (Mantello superiore metamorfosato); verso l’alto si passa a dei gabbri, rocce magmatiche intrusive ricche in plagioclasio e diallagio (clinopirosseno di colore verde, ricco in calcio, alluminio e magnesio). I termini effusivi sono rappresentate da lave a pillow (tipiche di lave eruttate in condizioni sottomarine) e brecce di pillow, caratterizzate da orli variolitici e cementate da una matrice ialoclastica, spesso di colore verde (clorite) e/o da materiale sedimentario radiolaritico o calcareo-marnoso rossastro.

La sovrastante copertura sedimentaria (Formazione di Timpa delle Murge) è costituita da ariglliti silicee rosse (25 cm), radiolariti rosse e verdi (1.8 m), calcari marnosi rossi e rosati con intercalazioni di marne e marne calcaree (90 cm), argilliti rosse e verdi con intercalate due “straterelli” quarzoarenitici a grana fine (4 m) ed, infine, da argilliti e argilliti siltose grigio-brune. Alla base della copertura sedimentaria si presentano strutture deformative come “buodinage” e strutture di clivaggio, a dimostrazione dell’intensa deformazione tettonica subita da queste rocce, nonché tali rocce risultano ulteriormente deformate da sistemi di faglie estensionali più recenti. Nel complesso, questa suite ofiolitica completa si presenta in un buonissimo stato di conservazione e rappresenta uno degli affioramenti maggiormente visitati anche per scopi didattici oltrechè per scopi di ricerca scientifica soprattutto nel campo della petrografia, geochimica e geodinamica.

Fig. 3 – Particolari dell’affioramento di Timpa delle Murge: a) pillow lava, b) brecce di pillow e copertura sedimentaria, c) gabbri

L’area settentrionale del Pollino è caratterizzata da molti affioramenti di rocce ofiolitifere, ma Timpa delle Murge si contraddistingue per la completezza dello sketch litosferico di origine oceanica. Le peculiarità geologiche di questo settore di Appennino vengono estesamente descritte nella Guida Geologica Regionale della Basilicata, di recentissima pubblicazione (Marzo 2021) e a cura della Società Geologica Italiana; tale guida sintetizza tutti gli studi condotti in quest’area fino alle ricerche più recenti, inserendo descrizioni ed interpretazioni in opportuni itinerari, semplici da raggiungere e da percorrere. Nello specifico, questo settore del Pollino risulta ben articolato nell’itinerario n. 8, caratterizzato da 8 stop in corrispondenza degli affioramenti più rappresentativi, ognuno dei quali corredato dall’opportuna descrizione geologica. Lungo questo percorso infine, è possibile effettuare un viaggio non solo nello spazio ma anche nel tempo, passeggiando sui resti di un oceano esistito nel Giurassico, almeno 150 milioni di anni fa, visibili oggi in poche zone dell’Italia, tra Appennino settentrionale e catena Alpina.

Per questi motivi, Timpa delle Murge rappresenta uno dei più importanti geositi del Parco del Pollino e, considerando anche tutte le altre rocce ofiolitiche affioranti in questo settore di Appennino, bisogna mettere in evidenza i numerosi studi a carattere ambientale che interessano tali rocce (specialmente le serpentiniti), la cui composizione mineralogica contiene minerali dell’amianto (Tremolite e Crisolito), che potrebbero rappresentare fonti di inquinamento ambientale in relazione alla realizzazione di opere infrastrutturali. In quest’area, infatti, sono previste particolari norme di sicurezza in caso di movimentazione di materiale inerte, per evitare il diffondersi incontrollato di questi minerali fibrosi, pericolosi per la salute umana.
Un motivo in più, per considerare la Basilicata una delle regioni italiane più ricche dal punto di vista geologico, rappresentando un vero e proprio laboratorio a cielo aperto.

Iscriviti alla newsletter