Cingolani: “Se fa troppo caldo, dovremo passare l’estate in Germania”

In una intervista a Der Spiegel, il ministro della Transizione Ecologica Roberto Cingolani sottolinea che in Italia c’è una concreta minaccia di eventi climatici estremi e di desertificazione di ampie fasce di territorio. Per dirla tutta, in futuro potremmo dover passare l’estate in Germania, se farà troppo caldo nel Mediterraneo.

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L’Italia punta a diventare un pioniere verde in Europa e vuole investire 70 miliardi di euro per raggiungere questo obiettivo. Il Presidente del Consiglio Draghi ha per questo nominato il fisico Cingolani come super ministro dell’ambiente. Come realizzerà questa ambiziosa svolta?

Quando si tratta di questioni ambientali, gli italiani hanno attualmente a che fare con cifre da capogiro. Proprio di recente, il Presidente del Consiglio Mario Draghi al Vertice del G7 ha promesso di dare 100 miliardi di dollari all’anno per la difesa del clima nei paesi in via di sviluppo, insieme agli altri membri del G7. In Italia, saranno 70 i miliardi di euro che devono confluire in una “rivoluzione verde”. La maggior parte verrà dal Recovery Fund con cui l’UE vuole combattere le conseguenze della pandemia. Roberto Cingolani, in quanto ministro della Transizione ecologica, ne è responsabile. Il fisico si è insediato a febbraio con il nuovo governo Draghi, dopo che la precedente coalizione è caduta per la discussione sul Recovery Fund.

SPIEGEL: Professor Cingolani, i fisici hanno un talento speciale per il potere? Lei mi ricorda un po’ la prima Angela Merkel: prima fisico, poi ministro dell’ambiente…
Cingolani: “Ci sono molti fisici in politica. Forse quando hai studiato la meccanica quantistica, tutto è possibile. Persino fare politica. Tuttavia, la Merkel voleva governare. Per me, invece, non avrei mai immaginato questo percorso”.

SPIEGEL: Allora perché l’ha fatto?
Cingolani: “Ci sono tempi per la politica classica e ci sono tempi in cui i tecnici come me sono necessari. L’Italia sta investendo circa 70 miliardi di euro nella transizione ecologica. Adesso può servire un profilo come il mio perché c’era da scrivere un progetto complesso. Quando l’organizzazione sarà sistemata, la politica classica dovrà riprendere il suo posto”.

SPIEGEL: Cosa intende fare con questa somma di denaro?
Cingolani: “Gli obiettivi per tutti noi in Europa sono chiari: 55% di emissioni di CO2 in meno, rispetto al 1990, entro il 2030 e zero emissioni al 2050. Se voglio raggiungere questo obiettivo, devo affrontarlo come un esperimento scientifico”.

SPIEGEL: Quanto è pericoloso il cambiamento climatico per l’Italia?
Cingolani: “Nel nostro Paese c’è una concreta minaccia di eventi climatici estremi e di desertificazione di ampie fasce di territorio. Per dirla tutta, in futuro potremmo dover passare l’estate in Germania, se farà troppo caldo nel Mediterraneo. Il Mediterraneo …si scalda troppo. Se non mettiamo un freno all’aumento della temperatura ora, i bambini delle scuole elementari di oggi vivranno conseguenze drammatiche”.

SPIEGEL: In realtà, il fondo di ricostruzione dell’UE dovrebbe occuparsi delle conseguenze della crisi della pandemia. Cosa c’entra l’ambiente?
Cingolani: “Dopo la crisi finanziaria globale di 15 anni fa, sono state versate somme enormi in programmi di crescita e occupazione. Scelte che oggi siamo costretti a rallentare per ragioni climatiche. Semplicemente non possiamo più permetterci di stimolare la crescita secondo i vecchi modelli industriali ed economici, come abbiamo fatto durante le crisi precedenti. Questo non è compatibile con il riscaldamento globale”.

“Semplicemente non possiamo permetterci oggi di stimolare la crescita secondo i vecchi modelli industriali ed economici, come abbiamo fatto nelle crisi precedenti. Questo non è compatibile con l’aumento globale della temperatura”.

SPIEGEL: Ma queste correlazioni erano già note all’epoca.
Cingolani: “Nella scienza, sì, ma mancava la consapevolezza del pubblico. E i politici non agiscono se non sembra davvero urgente. È un problema del nostro sistema economico e del meccanismo di crescita”.

SPIEGEL: Il capitalismo deve fare un cambiamento, solo la rinuncia può salvare l’ambiente?
Cingolani: “Quando ci sono grandi cambiamenti globali nella natura, l’essere umano non lo percepisce subito. eravamo noi la causa di queste variazioni, non per danneggiare l’ambiente, ma perché pensavamo che il nostro modello di crescita fosse una buona cosa. Adesso secondo me i tempi sono più maturi. Le grandi aziende stanno includendo il fattore sostenibilità nei loro bilanci. Se produci e vendi molto ma inquini l’ambiente, non è più un investimento utile”.

SPIEGEL: Cosa deve succedere ora? Non manca molto al 2030.
Cingolani: “Ecco perché ho sviluppato un modello con il razzo come simbolo. Pensatela così: siamo sul pianeta Terra. Entro il 2030 vogliamo portare questo razzo sulla Luna ed entro il 2050 da lì a Saturno. Il piano di Recovery è come il motore principale che dà l’accelerazione iniziale al nostro razzo, che poi si stacca dopo il decollo. Più impostiamo correttamente la traiettoria iniziale, più sicuro sarà il raggiungimento della destinazione nel 2050. Terminata la spinta iniziale il razzo potrà continuare il suo viaggio con il solo motore e un buon pilota”.

SPIEGEL: Il piano di ricostruzione dell’UE…
Cingolani: “…è quella accelerazione iniziale. Se non forniamo abbastanza velocità ora, il razzo non esce dal campo gravitazionale terrestre. Ecco perché, per tornare alla domanda iniziale, in questa fase può essere utile un tecnico come me. Costruiamo il motore e impostiamo la traiettoria per non mancare il bersaglio. I piloti della politica possono poi controllare il razzo in un secondo momento senza la necessità di dover capire ogni dettaglio del funzionamento della sala macchine”.

SPIEGEL: Quali progetti ha trovato quando Mario Draghi ha formato il suo governo di unità nazionale il 15 febbraio e l’ha nominata ministro della Transizione Ecologica?
Cingolani: “C’era un’ampia collezione di proposte e idee, ma non una visione. e da questo abbiamo dovuto costruire un progetto, in undici settimane, per presentarlo in tempo alla Commissione europea”.

SPIEGEL: Quali sono gli obiettivi più importanti?
Cingolani: “Abbiamo bisogno di due strategie completamente diverse. In primo luogo, dobbiamo mitigare gli effetti esistenti, per esempio trasformando gli altiforni delle acciaierie, facendoli funzionare a gas per il momento; questo risparmia il 30% delle emissioni rispetto alle tecnologie funzionali. In Germania…”

SPIEGEL: …con i suoi campi di lignite e carbone….
Cingolani: “…avete lo stesso problema. Non possiamo chiudere tutto, spegnere la nostra società e poi morire di fame. Dobbiamo ancora trovare il compromesso fra sviluppo, lavoro e mitigazione dei problemi”.

“Anche se il governo dà a tutti un’auto elettrica, non servirà a molto finché non avremo un’elettricità completamente verde”

SPIEGEL: Qual è la seconda strategia?
Cingolani: “Prevenzione. Mentre riduciamo i danni causati dall’industria, poniamo le basi per un sistema ambientalmente ed economicamente più sostenibile. Prendiamo la mobilità elettrica, per esempio: anche se lo Stato regalasse a ciascuno di noi un’auto elettrica, sarebbe poco utile finché non avremo un’elettricità completamente verde per alimentarla. Quindi dobbiamo adeguare l’intero sistema, espandere massicciamente le energie rinnovabili, investire nelle smart grid e nelle colonnine di ricarica”.

SPIEGEL: Come pensate di farlo?
Cingolani: “In questo momento, come la Germania, generiamo circa il 30% della nostra elettricità da fonti rinnovabili. Se vogliamo arrivare al 72% entro il 2030, dobbiamo installare 8 gigawatt di capacità energetica verde ogni anno. Il problema è che quando ho chiesto alle compagnie elettriche quanto installano all’anno, è uscito il numero 0,8 gigawatt”.

SPIEGEL: Non funzionerà a quel ritmo.
Cingolani: “Esattamente. Avremmo bisogno di cento anni invece di dieci”.

“Prima della svolta ecologica, deve esserci una svolta burocratica”

SPIEGEL: Qual è il motivo?
Cingolani: “La burocrazia. L’Italia è tecnicamente ben posizionata, siamo leader del mercato mondiale in questi settori. Ma nel nostro Paese non riusciamo a fare progressi rapidi. Se mettessi in gara 10 gigawatt di generazione di energia verde, il bando dovrebbe essere assegnato entro un anno e poi i lavori potrebbero iniziare. Invece, ci vogliono sei o sette anni solo per il permesso. Devo decuplicare la produzione di energia verde, 8 gigawatt all’anno invece di 0,8 gigawatt all’anno, e devo farlo ora, non quando sarà. Questo può essere fatto solo se si ottiene una svolta burocratica prima di quella ecologica. Per questo ora stiamo lavorando per un decreto Semplificazioni, che io chiamo “Decreto Accelerazioni”, che verrà in queste settimane discusso in Parlamento”.

SPIEGEL: Le associazioni ambientaliste italiane hanno definito i vostri piani “non verdi”. Lei sta ricevendo critiche da molte parti.
Cingolani: “Alcuni vogliono subito l’idrogeno al posto del gas, ma la nostra tecnologia semplicemente non è ancora pronta. Altri sono contrari alle turbine eoliche offshore per non mettere in pericolo gli uccelli migratori. Ricordo di aver letto che persino da voi, in Germania, sono stati bloccati degli impianti eolici perché mettevano a rischio delle specie di lombrichi. Nel movimento ambientalista si rifiutano molte cose che non corrispondono alla loro ideologia”.

SPIEGEL: L’Agenzia Internazionale dell’Energia, che ha a lungo fatto affidamento sui combustibili fossili, ha appena fatto un voltafaccia e ha chiesto di fermare tutti gli investimenti in petrolio e gas, con effetto immediato. Il think thank verde trova “vergognoso” che l’Italia continui a fare affidamento sul gas.
Cingolani: “Entro il 2030 dovremmo produrre il 72% dell’elettricità da fonti rinnovabili entro il 2030, fino ad allora non posso dare ad ogni cittadino una bicicletta con una dinamo per generare il resto dell’elettricità. Le stesse persone che ora fanno queste contestazioni dovrebbero rinunciare ai loro telefoni cellulari e dei servizi di streaming per risparmiare elettricità. Vorrei vedere più coerenza nel dibattito. Dopo tutto, stiamo parlando di una transizione ecologica e abbiamo ancora bisogno di tempo prima di poter produrre idrogeno in modo neutrale dal punto di vista del CO2”.

“Non posso dare ad ogni cittadino una bicicletta con una dinamo per generare elettricità”

SPIEGEL: L’Italia e la Germania hanno deciso da tempo di eliminare gradualmente l’energia nucleare. Ora la Francia sta proponendo nuovi microreattori come soluzione.
Cingolani: “L’altro giorno ho parlato con l’inviato americano per il clima John Kerry qui nel mio ufficio. Ha detto che anche loro lo stanno studiando. E il vicepresidente della Commissione europea Frans Timmermans mi ha detto che oltre alla Francia, altri nove stati membri, soprattutto dell’Europa dell’Est, stanno già valutando se tali microreattori possano essere definiti come energia verde”.

SPIEGEL: E Lei cosa ne pensa?
Cingolani: “Stiamo facendo sforzi enormi in Italia per il cambiamento ecologico. Se tali microreattori, come li conosciamo dai sottomarini, dovessero essere considerati verdi in futuro, cambierebbero le regole in corso della partita”.

“Abbiamo deciso con un referendum nazionale contro le grandi centrali atomiche, ok. Ma come fisico, voglio capire cosa potrebbero portare le nuove tecnologie”

SPIEGEL: Un rinascimento dell’energia nucleare con microreattori sarebbe possibile?
Cingolani: “Vediamo cosa succede nella UE. In ogni caso, dobbiamo affrontarlo. Per inciso, ci sono grandi programmi di ricerca europei e americani sulla fusione nucleare di atomi di idrogeno. A differenza della fissione nucleare, questa non produce scorie nucleari. È lo stesso principio del funzionamento delle stelle, è così che funziona tutto l´universo. Dovremmo partecipare apertamente a questi esperimenti. Forse nel 2070 potremo creare una “stella” racchiusa in una macchina progettata per questo scopo, generando energia pulita per tutti. Sarebbe il sogno dell’umanità”.

SPIEGEL: Alcuni giornali italiani la chiamano già ministro della transizione nucleare e non ecologica.
Cingolani: “Sono stato anche accusato di voler mettere piccoli reattori nucleari nei giardini e di accettare la nascita di gatti con tre teste. Trovo problematico quando non si possono dire alcune parole senza essere attaccati. Abbiamo deciso contro le grandi centrali nucleari con dei referendum nazionali e va bene così. Ma come fisico, voglio capire cosa potrebbero portare le nuove tecnologie. Continuiamo a studiare – al massimo impareremo qualcosa”.

SPIEGEL: Non c’è molto tempo per la rivoluzione dei trasporti. Come pensa l’Italia di garantire una mobilità sostenibile?
Cingolani: “La prima cosa da fare è investire sulle batterie in ambito europeo. Per questo abbiamo bisogno di una gigafactory anche in Italia. Poi abbiamo bisogno di più colonnine di ricarica, al momento ne abbiamo solo 10.000. Nel frattempo, speriamo che il prezzo delle auto elettriche si abbassi. Ma tutto questo non servirà a molto se la gente non cambia il suo comportamento”.

SPIEGEL: Cosa intende?
Cingolani: “Se la gente continua ad andare in macchina solo per fare tre chilometri, non ci posso fare niente. Deve partire dalla cultura dei giovani dalle scuole. E dobbiamo modernizzare il nostro trasporto pubblico, per esempio comprando 5.500 nuovi autobus più puliti e costruendo 240 chilometri di nuove strade di trasporto locale nelle grandi città”.

SPIEGEL: Secondo Greenpeace è troppo poco una flotta di oltre 42.000 autobus nel trasporto locale. E i 240 nuovi chilometri di pista sarebbero appena sufficienti per Roma.
Cingolani: “Ma un inizio è stato fatto. Inoltre, la situazione in Italia con i suoi numerosi centri storici, che sono borghi, non è facile. Le metropolitane sono difficili da costruire quando ci sono 3.000 anni di storia nel terreno e gli autobus non passano in molte vie strette. Forse abbiamo bisogno di mini-mobili elettriche e altre soluzioni creative”.

SPIEGEL: Risolvere il problema storico dei rifiuti in Italia fa parte della sua rivoluzione verde?
Cingolani: “Alcune regioni hanno forse la migliore gestione dei rifiuti in Europa. Altri no. Trovo impossibile che ogni giorno migliaia di camion trasportino rifiuti dal Sud Italia addirittura in Germania e negli impianti di incenerimento. Allo stesso tempo, la gente sta lottando contro gli impianti di incenerimento dei rifiuti nel proprio paese. Vorrei più onestà intellettuale. Quelli che non vogliono questi impianti dovrebbero almeno collaborare al piano di differenziazione”.

SPIEGEL: Non sta succedendo?
Cingolani: “In alcune zone siamo ancora molto lontani dal far rispettare la corretta separazione e raccolta dei rifiuti e pertanto si preferisce mandare all’estero tutti questi camion. In confronto, gli impianti di incenerimento in Italia sarebbero davvero più ecologici”.

“A tutti piace il cambiamento ecologico. Ma quando diventa concreto, può diventare traumatico”

SPIEGEL: Qual è il suo bilancio dopo tre mesi di mandato?
Cingolani: “Il cambiamento ecologico piace a tutti. Ma quando diventa concreto, può essere anche traumatico”.

SPIEGEL: E come affronta la vita da politico?
Cingolani: “Dopo il cambio di governo, abbiamo avuto pochissimo tempo per scrivere il piano dell’Italia per la ricostruzione. Di giorno incontravamo rappresentanti di tutti i settori importanti per il cambiamento ecologico, associazioni ambientaliste, industria automobilistica, settore energetico, agricoltura. E di notte scrivevamo. Era un’emergenza, per due mesi ho dormito solo tre ore a notte. Certo, tutto è migliorabile ma ne è uscito un buon piano”.

SPIEGEL: Mario Draghi ha rivendicato un ruolo di leadership internazionale per l’Italia nella politica ambientale. Riesce a gestirlo?
Cingolani: “Ho detto fin dall’inizio che qui dobbiamo essere ambiziosi e lavorare a livello mondiale. Lo dobbiamo ai contribuenti europei che stanno finanziando il Recovery fund. E non c’è altro modo se vogliamo risolvere questo compito storico. L’unica cosa che trovo inquietante è il movimento di disinformazione, soprattutto sui social media, difficile da combattere. Quello che temo di più è l´incapacità di dire la verità e che l´ ideologia spesso prevale”.

SPIEGEL: Ha una ricetta per questo?
Cingolani: “La maggior parte di queste persone ha ancora un residuo di onestà in fondo all’anima. Ma non riesce più a fare vere discussioni. Dobbiamo parlare alle nuove generazioni, i bambini di 6 anni, di 12 anni, e spiegare loro razionalmente cosa li aspetta quando dovranno prendere decisioni in futuro come genitori o nonni. Questa è la sfida più grande”.

SPIEGEL: Un dibattito serio sulla svolta ecologica non è più possibile oggi?
Cingolani: “Cerco sempre di essere trasparente sui nostri piani. Ma sono considerato noioso. È più facile ascoltare gli ospiti dei talk show dove non c’è controllo dei fatti. E dove chi produce più decibel sembra avere ragione. Ma questo potrebbe essere un problema solo in Italia”.

“Quando il mio servizio sarà finito, dirò ciao”

SPIEGEL: Cosa succede dopo che il piano di recupero è partito?
Cingolani: “Deve essere perseguito con grande serietà. Il contratto con l’Europa è molto chiaro sulle cose che devono essere fatte e non devono essere cambiato. Tuttavia, al momento abbiamo un governo tecnico. Dopo i successori dovranno prendere decisioni importanti. Ma allora non ci sarò più. Quando il mio servizio sarà finito, dirò ciao”.

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