Referendum Svizzera: bocciati i quesiti di carattere ambientale

Lo scorso 13 giugno circa il 60% degli svizzeri aventi diritto di voto ha respinto le iniziative popolari sulla preservazione delle acque, il divieto dei pesticidi e la legge sulla riduzione di emissioni di CO2. Il dibattito pubblico che precede i referendum e il contenuto dei quesiti giocano un ruolo fondamentale sulla partecipazione, l’espressione dei pareri e di conseguenza, sull’esito delle votazioni.

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© Patrick Doyle on Pexels

Il contesto

Gli effetti dei cambiamenti climatici sui ghiacciai svizzeri provocati dal riscaldamento globale, a sua volta causato dalle elevate emissioni di gas serra e in primis dall’anidride carbonica sono sempre più evidenti. Il loro ritiro procede graduale da un secolo a questa parte, con una perdita di volume che nell’ultimo decennio si è attestata intorno al 2% medio annuo. Con lo scioglimento dei ghiacciai, è inevitabile che venga meno un’importante riserva idrica per la Svizzera, che secondo le stime di SwissInfo potrebbe garantire il consumo d’acqua potabile alla sua popolazione solo per altri 60 anni.

Nonostante le ridotte dimensioni del Paese, la Confederazione ha un’impronta ecologica molto elevata, complici gli alti livelli di consumo, di trasporto su strada – a dispetto di una rete di mezzi pubblici efficiente e capillare, e un ingente consumo di energia per uso domestico.

Anche l’agricoltura tuttavia ha le sue responsabilità, e non solo riguardo la produzione di gas serra. L’uso dei pesticidi chimici, è l’ulteriore capo d’accusa. Osservando l’elaborazione di SwissInfo su dati FAO, si può notare che la Svizzera ne fa minor uso del Belpaese (4,9 kg/ha contro i 5,9 kg/ha dell’Italia) ma maggiore rispetto a Francia (4,5 kg/ha), Germania e Austria (entrambe 3,8 kg/ha), per citare solo alcune delle nazioni vicine.

Le iniziative e i promotori

Con la sottoscrizione degli Accordi di Parigi, la Confederazione si è impegnata a dimezzare entro il 2030 le emissioni di gas ad effetto serra rispetto ai valori del 1990 e, anche per onorare questo impegno, dopo lunghe trattative in parlamento ha deciso di interrogare il popolo svizzero su tre quesiti referendari di stampo ambientalista: due riguardanti la preservazione dell’acqua potabile pulita e il divieto dell’uso dei pesticidi, sostenuti soltanto dalla sinistra e da una parte del centro, e la Legge sul CO2 appoggiata invece da tutte le parti politiche ad eccezione dell’Unione Democratica di Centro (partito politico di destra conservatore).

I quesiti

1. “Acqua potabile pulita e cibo sano – No alle sovvenzioni per l’impiego di pesticidi e l’uso profilattico di antibiotici”

I pagamenti diretti rappresentano la quota più rilevante del budget destinato all’agricoltura da parte del governo svizzero. In particolare, questi sussidi vengono corrisposti alle aziende che coltivano la terra e sono guidate da imprenditori di meno di 65 anni con formazione professionale specifica nel settore agricolo. La somma massima di 70.000 franchi per unità di manodopera standard (UMOS) viene concessa solo nel caso in cui l’azienda richieda il lavoro di almeno 0,20 UMOS e se almeno la metà dei lavori necessari all’andamento dell’azienda è svolta da manodopera interna. A ciò vanno aggiunti gli oneri ecologici che gli agricoltori devono rispettare, fornendo prove del loro adeguamento. Qui di seguito uno schema della loro distribuzione elaborato dall’Ufficio federale dell’agricoltura – UFAG.


Schema dei pagamenti diretti per l’agricoltura della Svizzera.
Fonte: Ufficio federale dell’agricoltura – UFAG.

Il comitato dell’iniziativa referendaria reputa questi oneri insufficienti e chiede pertanto che i pagamenti diretti siano destinati unicamente alle aziende agricole che non utilizzano pesticidi, che non fanno regolare uso di antibiotici a scopo profilattico negli allevamenti e che sono in grado di nutrire i loro animali esclusivamente con il foraggio di propria produzione, per evitare un riversamento eccessivo di letame e liquami, preservare le acque e orientare anche la ricerca, la consulenza e la formazione agricola al perseguimento di questi scopi. L’iniziativa non avrebbe ripercussioni sulle aziende agricole meno virtuose che non ricevono pagamenti diretti, e non vengono tuttora sanzionate in nessun modo.

Il Consiglio Federale e il Parlamento hanno messo in guardia gli elettori, suggerendo che l’accettazione dell’iniziativa, a loro avviso dagli standard eccessivi, potrebbe determinare una diminuzione della produzione agricola locale, con l’ovvia conseguenza di aumentare le importazioni di derrate alimentari per sostenere il fabbisogno nazionale.

Secondo il comitato promotore invece, il massiccio uso dei pesticidi, degli antibiotici e lo spargimento eccessivo di liquame sui campi, viola il diritto di disporre di acqua potabile pulita, e un riorientamento dei sussidi sarebbe auspicabile per limitare i danni ambientali e i rischi per la salute.

2. “Per una Svizzera senza pesticidi sintetici”

L’iniziativa pone il divieto sull’uso dei pesticidi sintetici in Svizzera non solo, come ovvio, nell’agricoltura, nella produzione e nella trasformazione degli alimenti ma anche nel mantenimento delle aree verdi pubbliche, dei giardini privati e delle infrastrutture (e.g. binari ferroviari). Verrebbe vietata anche l’importazione dall’estero di derrate alimentari contenenti pesticidi sintetici o per la cui produzione sono stati impiegati. Nel periodo di adeguamento di 10 anni dall’accettazione dell’iniziativa, il Consiglio federale potrebbe autorizzare eccezioni per contrastare una grave minaccia per l’agricoltura, la popolazione o la natura.

Il Consiglio federale e il Parlamento reputano questo divieto sproporzionato ed hanno espresso un parere contrario, suggerendo agli elettori di fare altrettanto. L’approvvigionamento domestico ed estero degli alimenti ne risulterebbe secondo loro fortemente limitato, senza contare che il divieto violerebbe gli accordi commerciali internazionali.

3. Legge federale sulla riduzione delle emissioni di gas a effetto serra (Legge sul CO2)

Per ridurre ulteriormente le emissioni di anidride carbonica la Legge prevede una combinazione di incentivi finanziari, investimenti, nuove tecnologie ma anche una maggiorazione dei costi a carico di coloro che generano più CO2.

Verrebbero favoriti ad esempio, il risanamento di edifici, la costruzione di stazioni di ricarica per veicoli elettrici e immessi sul mercato altri mezzi che consumano meno benzina e meno diesel. Gli importatori di questi tipi di carburante sosterrebbero tuttavia costi aggiuntivi per finanziare gli investimenti volti alla riduzione dell’impatto ambientale e per essere compensati, potrebbero applicare un aumento sul prezzo alla pompa. Sarebbe previsto un rincaro anche sul prezzo dell’olio, del gas da riscaldamento e dei biglietti aerei.

Acclarato che l’innalzamento costante delle temperature provoca lo scioglimento dei ghiacciai, periodi di canicola, siccità e frane, sia il Consiglio federale che il Parlamento salutano con favore questa iniziativa, reputandola efficace per contrastare i cambiamenti climatici in atto. Ulteriori commesse per le PMI svizzere e la creazione di posti di lavoro nell’ambito delle nuove tecnologie, sarebbero solo alcune delle ricadute positive derivanti dai provvedimenti.

Capeggiato dalle associazioni degli automobilisti e dell’industria degli oli minerali, è invece profondamente contrario all’iniziativa il “Comitato economico NO alla legge sul CO2, che reputa la legge costosa, di scarso impatto sul clima del pianeta – dato che la Svizzera produrrebbe soltanto l’1 per mille delle emissioni globali di CO2, e soprattutto iniqua, essendo maggiormente colpite dai provvedimenti le fasce di reddito medio-basse.

L’esito delle consultazioni

Il 13 giugno circa il 60% degli svizzeri aventi diritto di voto si è espresso, bocciando tutti e 3 i quesiti di carattere ambientale. La vera sorpresa è stato il NO alla Legge sul CO2la quale, nonostante l’approvazione dei cantoni di Ginevra, Vaud, Neuchâtel, Basilea Città e Zurigo, ha registrato il 51,7% delle preferenze totali. Basilea Città in particolare, è stato l’unico cantone la cui maggioranza si è espressa a favore anche sui quesiti “Acqua potabile pulita e cibo sano” e “Per una Svizzera senza pesticidi”, mentre è stato registrato un esito in bilico, ma comunque negativo,per Ginevra e Zurigo su questi due temi.

Politica ambientale svizzera: Quo vadis?

Si dicono delusi dal responso delle urne la ministra dell’ambiente Sommaruga e il Partito dei Verdi, che prospettano ripercussioni negative sul futuro del Paese e il raggiungimento dell’obiettivo condiviso con l’Unione Europea di arrivare alla neutralità climatica entro il 2050.

È legittimo tuttavia chiedersi se una formulazione diversa dei quesiti, meno esigente su alcuni aspetti e più incentivante su altri (e.g. una riduzione del costo dell’esoso Abbonamento Generale per i trasporti pubblici svizzeri al fine di favorirne l’utilizzo) avrebbe restituito un esito diverso e contribuito ad un avanzamento seppur piccolo verso l’ambizioso traguardo.

Il risultato negativo si somma a quello di un’altra iniziativa popolare rifiutata lo scorso 29 novembre, che riguardava la responsabilità civile delle multinazionali con sede principale in Svizzera per la violazione dei diritti umani o delle norme ambientali internazionali da parte delle loro filiali estere. Se ci fosse stata l’approvazione, di fronte ad una presunta violazione, persone o organizzazioni avrebbero potuto intentare un’azione legale in Svizzera, dove si trova l’headquarter della società e in cui presumibilmente si applicano leggi più punitive rispetto ad altri Paesi. Un’altra occasione persa.

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