Come sopravvivere in un mondo di plastica?

Con la campagna Sustainable Future il WWF lancia la sua nuova guida per ridurre l’uso di plastica e invita a cambiare le nostre abitudini per salvaguardare noi stessi e il Pianeta, una vera e propria guida di sopravvivenza per un futuro sostenibile.

223

Le nostre azioni quotidiane possono avere ripercussioni sulla nostra stessa salute, partendo dai prodotti che acquistiamo o da come facciamo la raccolta differenziata. Si stima che ognuno di noi ingerisca circa 5 grammi di plastica a settimana. Con la nuova provocazione #IlPandaSiamoNoi e la campagna Sustainable Future, il WWF parla anche di plastica e racconta gli impatti delle nostre scelte di consumo ma anche il ruolo fondamentale che noi tutti abbiamo con le azioni quotidiane, per il Pianeta e per il nostro futuro. Lo fa lanciando la terza e ultima Guida di sopravvivenza per un futuro sostenibile dal titolo “Life in plastic, it’s not fantastic”.

La dispersione di plastica in natura e la nostra esposizione alle sostanze chimiche ad essa associate – e da essa rilasciate – sono principalmente dovute ai nostri sistemi di consumo, produzione e gestione dei rifiuti di plastica. La denuncia che fa il WWF ormai da tempo è: siamo circondati dalla plastica. E dobbiamo necessariamente fare qualcosa per limitarne la dispersione nell’ambiente. Cibo, cosmetici, vestiti, giocattoli, contenitori e molto altro. Anche piccoli prodotti possono essere “iper impacchettati” in tanti imballaggi di plastiche diverse, a volte mischiate ad altri materiali. Produciamo e usiamo troppa plastica, anche quando non è necessaria, e ne ricicliamo troppo poca.

La diffusione e l’abbondanza di plastiche nell’aria, nell’acqua, nel mare, nel suolo, negli organismi sono così estese che molti scienziati la usano come indicatore chiave del periodo recente e contemporaneo definendo una nuova epoca storica: il Plasticene, in cui un materiale, la plastica, ha riscritto la storia di questo Pianeta. La plastica è oggi il terzo materiale prodotto dall’uomo più diffuso sulla Terra, dopo acciaio e cemento. Negli ultimi 60 anni, abbiamo prodotto oltre 8 miliardi di tonnellate di plastica, una quantità inimmaginabile, che ha fatto sì che la massa (in peso) di tutta la plastica presente sul Pianeta sia il doppio della biomassa totale degli animali terrestri e marini messi insieme.

Nel mondo, ogni minuto vengono acquistate un milione di bottiglie di plastica e utilizzate più di un milione di buste. Di tutta la plastica prodotta oltre il 70% è già diventato un rifiuto. Di questa plastica scartata, in media nel mondo solo il 9% è stato riciclato mentre il 79% è finito nelle discariche e nell’ambiente terrestre e marino. Solo negli oceani, ogni anno finiscono 11 milioni di tonnellate di plastica, contaminando specie e habitat.

La plastica persiste nell’ambiente, dove non ci sono reali confini; quindi, è possibile che un oggetto, un rifiuto di plastica che buttiamo nel nostro WC o fuori dal cassonetto dietro casa, possa fare anche il giro del mondo e finire da un’altra parte del Pianeta. Le plastiche sono state ritrovate anche nelle profondità oceaniche, sulle vette delle montagne e persino ai poli nei posti più remoti del Pianeta, tanto che gli scienziati sostengono che esita ormai un vero e proprio ciclo ambientale globale della plastica, al pari di quello del carbonio e degli altri elementi naturali.

Le plastiche sono state trovate anche dentro di noi che, secondo le stime, ogni giorno possiamo ingerire oltre 100 mila microplastiche da cibo, aria e acqua. Nonostante questo, un mondo senza plastica sembra oggi inimmaginabile, avendo apportato grandi benefici all’umanità e reso possibili alcuni dei progressi più significativi della civiltà moderna in campi diversi come la medicina, l’elettronica, i trasporti. Invece in molti casi è possibile farne a meno.

Le soluzioni nella nuova Guida del WWF

Nella guida “Life in plastc it’s not fantastic” il WWF propone soluzioni semplici e azioni concrete per uno stile di vita più sostenibile, con meno plastica. “Coinvolgere le persone nelle soluzioni per ridurre la dispersione di plastica in natura è fondamentale. Per questo sensibilizziamo i cittadini a ridurre la plastica nella loro vita promuovendo la riduzione dei consumi, un incremento del riutilizzo, del riciclo e l’utilizzo di materiali naturali biodegradabili e compostabili, nonché promuovendo una corretta gestione dei rifiuti – afferma Eva Alessi, responsabile sostenibilità del WWF Italia-.

Ma anche le istituzioni devono però fare la loro parte. WWF lavora con le istituzioni per migliorare le normative attraverso la revisione delle direttive sulla gestione della plastica, promuovendo l’estensione della raccolta differenziata della plastica a tutti i settori produttivi ad alto consumo, per incrementare le tipologie di oggetti destinati  al riciclo (oggi limitato ai soli imballaggi), agevolando la simbiosi industriale, promuovendo l’uso delle tecnologie digitali per la tracciabilità delle risorse e gli incentivi all’utilizzo di prodotti riutilizzabili e riciclati. Lavoriamo anche con le città, principalmente attraverso l’Iniziativa Plastic Smart Cities, che in Italia vede Venezia tra le città partecipanti e con le industrie per spingere sulla progettazione eco-compatibile di prodotti e packaging seguendo criteri di ecodesign, puntando sulla durabilità e riutilizzabilità, sull’incremento dell’uso di materiali riciclati, sviluppando la bioeconomia rigenerativa, incrementando il ricorso alle tecnologie green in linea con i principi di una economia circolare.”

Su un tema complesso come quello della plastica, un approccio omnicomprensivo è necessario in un contesto normativo europeo che mira ad una maggiore sostenibilità, come dimostrano la Strategia per la plastica nell’economia circolare, la nuova Direttiva sugli imballaggi e rifiuti da imballaggio, il nuovo Regolamento sulle microplastiche aggiunte intenzionalmente ai prodotti e le misure per ridurre l’inquinamento da pellet. Tutte queste misure sulla plastica sono legate anche al problema del cambiamento climatico. Le plastiche hanno un’impronta di carbonio significativa, contribuendo al 3,7% delle emissioni globali di gas serra durante il loro ciclo di vita, sia perché la stragrande maggioranza delle plastiche proviene dal petrolio, che va estratto e raffinato, sia perché una volta utilizzate, se incenerite, causano ulteriori emissioni. È quindi fondamentale agire anche sul tema plastica per rispettare gli obiettivi del Green Deal e rimanere entro uno scenario mondiale di un aumento della temperatura globale entro gli 1,5 gradi.

Il WWF invita gli Stati a sfruttare la prossima sessione di negoziazione (INC-3) che si terrà a Nairobi dal 13 al 19 Novembre 2023 per sviluppare un trattato che includa norme globali vincolanti essenziali per porre fine all’inquinamento da plastica.

Iscriviti alla newsletter