Plastica riciclata, arriva da Bath un nuovo metodo per il riciclo continuo

Dal Regno Unito arriva un nuovo metodo per ricondurre le materie plastiche ai loro elementi chimici sostitutivi, mantenendo inalterata la qualità dei prodotti

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Mentre la plastica continua a invadere il pianeta, sono sempre di più le aziende e gli scienziati che si danno da fare per trovare metodi efficaci per riciclare quella che è già stata immessa nell’ambiente. È il caso di un gruppo di ricercatori dell’Università di Bath, nel Regno Unito, che ha sviluppato un modo per scomporre le materie plastiche a base vegetale nei loro elementi costitutivi, consentendo potenzialmente di riciclare i prodotti all’infinito, senza che questo comporti una perdita delle proprietà della plastica.

Una vera svolta in materia di riciclo visto che uno dei problemi maggiori, con i metodi e gli strumenti attuali di riciclo, riguarda la perdita di alcune proprietà della plastica riciclata rispetto a quella originale. Ad esempio, una bottiglia di plastica non può essere trasformata continuamente in una nuova bottiglia ma è destinata a essere usata per produrre oggetti di qualità inferiore.

I ricercatori britannici, però, hanno sviluppato un nuovo metodo per riciclare queste sostanze chimiche riconvertendo le materie plastiche nelle loro molecole costituenti, in modo che possano essere utilizzate per produrre del materiale con le stesse proprietà dell’originale. Il metodo, i cui risultati sono stati pubblicati sulla rivista ChemSusChem, utilizza temperature più basse e catalizzatori più rispettosi dell’ambiente rispetto a quelli attualmente impiegati.

Ad oggi, infatti, la maggior parte della plastica viene riciclata utilizzando metodi meccanici, in cui il materiale è ridotto in granuli che poi vengono fusi prima di essere modellati in qualcosa di nuovo. Nel processo di fusione, il materiale cambia composizione e perde in qualità, limitando così la gamma di prodotti in cui può essere utilizzata la plastica riciclata.

Il metodo scoperto, invece, usa una tecnica di ‘riciclaggio chimico’ che riduce i polimeri plastici nei loro blocchi chimici originari. La sperimentazione è stata condotta sul PLA (acido polilattico), una plastica di origine vegetale, che non era ancora stata riciclata e che normalmente viene utilizzata negli imballaggi per alimenti, posate e bicchieri usa e getta. Il team ha anche iniziato a sperimentare un processo simile per il PET, che viene utilizzato principalmente per le bottiglie.

 “Il PLA viene sempre più utilizzato come alternativa sostenibile per le materie plastiche monouso –afferma Paul McKeown, ricercatore dell’Università di Bath – Sebbene sia biodegradabile in condizioni industriali, non si biodegrada con il compostaggio domestico e non è attualmente riciclato, quindi al momento finisce per contribuire alle tonnellate di rifiuti di plastica nelle discariche e negli oceani”.

Secondo i ricercatori, il problema dei rifiuti in plastica deve essere affrontato con un approccio combinato di riduzione, riutilizzo e riciclaggio. Accanto a politiche che limitino l’utilizzo della plastica, soprattutto quella monouso, è necessario sviluppare processi efficaci di riciclo.

Questo nuovo metodo potrebbe contribuire alla creazione di un’economia circolare che riduca l’uso dei combustibili fossili per la produzione della plastica e, di conseguenza, diminuisca il rilascio dei gas serra nell’atmosfera. Finora, la tecnologia è stata dimostrata solo su piccola scala, tuttavia i ricercatori stanno lavorando per ampliare il sistema e produrre maggiori quantità di plastica riciclata.

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