Plastica, la Puglia vieta il monouso sulle spiagge

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La Puglia dice basta alla plastica in spiaggia e a partire dalla stagione balneare 2019 vieta l’utilizzo di materiale plastico non compostabile. Negli stabilimenti balneari, quindi, non sarà più possibile somministrare cibo e bevande in contenitori monouso non riciclabili. La decisione è emersa nel corso della riunione tenutasi lo scorso marzo in Regione Puglia tra i funzionari del settore Demanio e i rappresentanti dei sindacati dei balneari e delle associazioni ambientaliste.

Al termine dell’incontro si sono mostrati tutti favorevoli a compiere un passo avanti verso la salvaguardia dell’ambiente, in particolare della flora e fauna marina, minacciata prepotentemente dall’eccessiva quantità di plastica sversata in mare.

La Puglia anticipa, così, di due anni l’attuazione della direttiva comunitaria che vieterà dal 2021 l’utilizzo della plastica e diventa la prima regione in Italia a mettere al bando il monouso in favore di materiale compostabile e quindi ecocompatibile. Un passo in avanti verso spiagge sempre più green e sostenibili dal punto di vista ambientale.

La plastica è una delle principali minacce agli ecosistemi marini e rappresenta un rischio crescente per la biodiversità, l’ambiente, l’economia e la salute. Secondo i dati diffusi da Clean Sea Life, ogni anno finiscono in mare circa 8 milioni di tonnellate di plastica in tutto il mondo, e questi numeri sono destinati ad aumentare se non si interviene con politiche drastiche atte a favorire il corretto smaltimento dei rifiuti, soprattutto quelli in plastica che maggiormente minacciano i mari di tutto il mondo. Tristemente famose le cosiddette “isole galleggianti” dell’Oceano Pacifico, ma il Mar Mediterraneo non è da meno. Elevatissima, infatti, la concentrazione di plastica presente nelle sue acque, tanto da renderlo una delle zone critiche del pianeta.

Gli oggetti che si trovano più frequentemente sono monouso: sacchetti (di ogni uso e dimensione, da quelli della spazzatura ai sacchettini per fazzoletti), bottiglie e bottigliette di bevande e i loro tappi, bastoncini per le orecchie, mozziconi di sigaretta, palloncini, assorbenti igienici. Moltissimi i contenitori: flaconi vari, taniche, ceste. E soprattutto tanti, tantissimi frammenti di plastica, segno che molti di questi oggetti hanno già iniziato a disgregarsi. 

Le microplastiche possono avere un impatto sull’ambiente maggiore di quanto le loro dimensioni lascino credere e per questo sono ritenute una delle sei emergenze mondiali dell’ambiente. Questi frammenti, infatti, sono facilmente ingeribili anche da organismi acquatici più minuti, con il rischio di accumularsi lungo la catena alimentare fino a finire sulle nostre tavole. Ma molto più spesso il risultato è fatale per gli animali stessi. Sono almeno 135 le specie marine mediterranee che ingeriscono oggetti di plastica o vi finiscono intrappolati: alcuni muoiono soffocati, altri per blocco gastrointestinale, altri ancora non riescono più ad assorbire il nutrimento dal cibo.

La decisione adottata dalla Puglia, in questa ottica, non solo è all’avanguardia ma si pome come modello per il resto dell’Italia e del mondo, minacciato dalla crescente produzione di rifiuti e dalla – spesso – incapacità di gestirli. Un atto di civiltà verso il pianeta e verso l’umanità, che sente sempre più forte il bisogno di salvaguardare l’ambiente per salvaguardare il proprio futuro.

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