Il Covid-19 è ormai al centro dell’informazione quotidiana ma ha assunto un ruolo predominante anche nella nostra vita, che ha rivoluzionato, costringendoci a evitare i contatti fisici, a eliminare molte forme di socialità, anche quelle legate allo studio, con la chiusura di scuole e università, e al lavoro, in parte sostituito dallo smart working. Ha inoltre invaso la nostra interiorità, scatenando paure e ansie ma anche diversi, talvolta opposti, stati d’animo e d’umore.
Le restrizioni imposte per contenere la diffusione del coronavirus, tuttavia, stanno avendo anche un effetto positivo: le emissioni inquinanti si sono ridotte notevolmente anche in Italia, dopo che Nasa ed Esa avevano registrato l’abbassamento dei livelli biossido di azoto (NO2) in Cina. Anche per il nostro Paese si prevede un drastico calo dell’inquinamento atmosferico dovuto prevalentemente alla riduzione del traffico su strada e aereo.
Come riporta un articolo apparso su Corriere della Sera, i primi riscontri si hanno confrontando i dati delle tre regioni italiane che per prime sono state interessate dalle misure restrittive – Lombardia, Emilia Romagna, Veneto – con i parametri registrati lo scorso anno nello stesso periodo.
La riduzione totale del CO2 da traffico veicolare, secondo una stima dell’Ispra, è stata di 139.960 tonnellate, grazie al calo del traffico veicolare su strade statali, autostrade e in città. Soltanto la circolazione dei mezzi pesanti ha fatto registrare un lieve aumento dovuto all’incremento degli acquisti online.
I minori livelli di inquinamento registrati in Lombardia, rivela l’Arpa, in realtà non sono merito esclusivamente della diminuzione del traffico dovuta al coronavirus, ma sono frutto delle condizioni atmosferiche favorevoli che hanno contribuito a pulire l’aria. Il traffico su strada, infatti, incide solo in minima parte sulle concentrazioni di monossido di carbonio, biossido di azoto, biossido di zolfo e Pm10 nell’aria. Anche lo spegnimento dei riscaldamenti nelle scuole, rimaste chiuse nella ex zona rossa dall’inizio dell’emergenza, ha consentito di ridurre le emissioni di CO2 nelle tre regioni.
Quanto al traffico aereo, Assaeroporti riferisce che dal 3 all’8 marzo gli scali milanesi di Malpensa e Linate hanno registrato la cancellazione del 50% dei voli (da 700 a 350 al giorno), per un totale di 2.100 voli. A Fiumicino, invece, è stato cancellato il 21% dei voli, pari a 1.131 movimenti in meno, ma la percentuale salirà nei prossimi giorni. Ma in quanto si traduce questo minor movimento come emissioni di gas serra? Un aereo di corto raggio consuma in media 10.000 kg di kerosene. Sul medio raggio (Milano-Dubai) 45.000, sul lungo raggio da 50.000 (Roma-New York) a 60.000 (Roma-Rio de Janeiro). Il consumo, però, dipende da tante variabili (il vento, il carico, il tipo di aereo).
La stima di minori emissioni di CO2 dovuta al calo di traffico aereo in arrivo e partenza dal territorio italiano, calcolato da Transport & Environment sull’ultima settimana di febbraio, è di 140.973 tonnellate (dati dell’ultima settimana di febbraio a confronto con la stessa settimana del 2019, calcolo di Transport & Environment). La stima di Ispra include anche la prima settimana di marzo ed arriva a 210.000 ton.
Il totale quindi calcolato solo sulle tre regioni, relativo a una settimana di riscaldamenti spenti, due settimane di minor traffico automobilistico e aereo (ed esclusi i consumi di riscaldamento delle aziende chiuse) ammonta ad una minor emissione di CO2 per 428.000 tonnellate.
Con le restrizioni estese su tutta l’Italia questo numero si alzerà in modo esponenziale. Per l’ambiente è una buona notizia, ma soltanto a metà. Sicuramente la qualità dell’aria ne trarrà beneficio ma il costo in termini umani ed economici che stiamo pagando a causa del coronavirus potrebbe rendere ancora più difficile la lotta ai cambiamenti climatici, poiché le risorse che si pensava di destinare a progetti ambientali, dovranno essere dirottate sulla ricostruzione delle macerie.
A risentire maggiormente delle restrizioni imposte dal decreto #iorestoacasa, infatti, sarà l’economia italiana. Una diminuzione del Prodotto interno lordo italiano compresa tra -1% e -3% nel primo e secondo trimestre 2020 è stimata dal Ref Ricerche, che quantifica la perdita tra i 9 e i 27 miliardi. Standard&Poor’s stima la tendenza di crescita per l’Italia nel 2020 a -0,3% rispetto al +0,4% precedente all’emergenza Coronavirus. L’Italia, afferma un rapporto dell’agenzia di rating, è il Paese in Europa che soffrirà l’impatto economico maggiore con crescita negativa nell’intero 2020.