Tra gli anni ’80 e ’90 il Gruppo Escursionisti d’Aspromonte (GEA) ha creato il Sentiero del Brigante, costituito da 9 tappe, per una lunghezza di circa 140 chilometri e un tempo di percorrenza di 9-10 giorni. Il nome del Cammino deriva dalla strada storica che, nei secoli scorsi, era percorsa dai briganti, come Nino Martino, Giuseppe Musolino e altri.
Il percorso può essere intrapreso anche solo per alcune tappe ed è percorribile a piedi, a cavallo o in mountain-bike; sempre accessibile a basse quote, può tranquillamente essere percorso nelle alte quote dalla primavera all’autunno.
La prima tappa è Gambarie, una località montana situata a 35 chilometri da Reggio Calabria. Lungo questo tragitto ci si imbatterà nella bellezza naturale del laghetto “Rumia”, nel famoso Monumento di Nino Martino (un insieme naturale di rocce sovrapposte poste in modo casuale una sull’altra, che la tradizione vuole ammassati per coprire il corpo del brigante dai compagni o dai viandanti in memoria dell’eroe) e il Cippo di Garibaldi, un maestoso albero con un incavo dove Garibaldi venne posto a riposare dopo la ferita alla gamba.
Proseguendo per boschi, strade sterrate e punti panoramici si giunge a Zervò dove si può vedere un importante sito della nostra storia più recente, il Sanatorio antitubercolare, inaugurato nel 1929 e abbandonato dopo circa tre anni di attività per le rigide condizioni meteorologiche invernali del luogo e per i problemi logistici. Negli anni ’90, dopo il restauro, ha ospitato la Comunità Incontro di don Gelmini.
La terza tappa, caratterizzata da ruscelli, fitti boschi e pinete, riserva una piccola perla di storia al viandante: la Croce di Zillastro. Una lapide commemorativa ricorda la battaglia dell’8 settembre 1943 tra le truppe italiane del Battaglione Nembo, circa 400 uomini, e quelle canadesi dei reggimenti Nuova Scozia e Edmonton, circa 5000 uomini. Ignaro del fatto che il 3 settembre era stato firmato l’armistizio, l’VIII Battaglione Nembo decise di attaccare per non arrendersi; in molti morirono, 57 furono fatti prigionieri e solo pochissimi superstiti giunsero nel paese di Platì, dove appresero dell’armistizio.
La zona dello Zomaro, luogo ricco di acque sorgive, narra con le sue fortificazioni, presumibilmente di età romana, una storia molto antica; tra il 72 e il 71 d.C. in quest’area combatterono strenuamente il proconsole romano Marco Licinio Crasso e il ribelle Spartaco.
Al passo della Limina l’Aspromonte trova la sua fine e dà inizio alle Serre; nei pressi del passo si trovano il villaggio Limina con la sua chiesetta di Maria SS. dell’Assunta e l’antico sentiero dei Greci, dove a piedi si raggiunge il santuario di San Nicodemo. Il villaggio, oggi completamente disabitato, venne costruito negli anni Cinquanta per dare ospitalità ai contadini che avevano perso le loro abitazioni a causa delle alluvioni del 1951.
Dopo un tragitto per strade sterrate, boschi di castagno e ponti di legno sulle fiumare, si giunge a Fabrizia, luogo di boscaioli e carbonai e residenza estiva del principe di Roccella Fabrizio Carafa. A causa del terremoto del 1783, l’intero territorio ebbe un crollo economico, dal quale si riprese solo con l’avvento del dominio Francese e grazie alla presenza delle Regie Ferriere, costruite durante il dominio borbonico e potenziate dai francesi, nel territorio di Mongiana. Le Regie Ferriere vennero chiuse nel 1881 e oggi, con l’annesso museo, sono un esempio impareggiabile di archeologia industriale.
Di simile importanza è il Parco siderurgico di Chiesa Vecchia, istituito nel 2016; qui si conserva quanto rimane dell’antico villaggio minerario: il palazzo amministrativo del XVII secolo, la fornace dell’opificio, la chiesa settecentesca. Delle case degli operai, che erano in legno, non rimane nulla.
Si estende subito dopo la Ferdinandea, un territorio ricoperto da boschi di faggio e abete di 3600 ettari delle Serre calabresi che si estende nei comuni di Stilo, Bivongi, Brognaturo, Mongiana e Serra San Bruno. Del complesso urbanistico della Ferdinandea, realizzato da Ferdinando di Borbone, si conservano il villino di caccia, la ferriera, la caserma, le stalle, la chiesa e molti altri fabbricati. Connubio tra dimora di caccia e ferriera, il complesso godeva della vicinanza dei boschi, da cui ricavava legname e carbone.
Tra le bellezze artistiche e storiche dell’area non si possono non citare il santuario rupestre di Santa Maria della Stella a Pazzano, il monastero ortodosso di San Giovanni Theristis a Bivongi e la spettacolare Cattolica di Stilo, fondata tra la fine del X e l’inizio dell’XI secolo secondo il modello bizantino delle chiese “a quinconce”.
Ultima tappa è la Certosa di Serra San Bruno, il primo monastero certosino in Italia dalla storia millenaria, essendo stata fondata nel 1090 da Bruno di Colonia.
Presso le varie strutture di accoglienza lungo il tragitto è possibile richiedere la Carta del Camminante, dove andranno scritti il proprio nome e cognome, il luogo di partenza e di arrivo e la modalità di viaggio (a piedi, a cavallo o in mountain-bike). Facendone richiesta al momento della partenza e mostrando la Carte del Camminante timbrata, è possibile richiedere anche l’Attestato.
Un viaggio intriso di natura e attraverso la storia del territorio che vale la pena di provare.