L’impiego massiccio di insetticidi e pesticidi hanno impatti negativi sulle capacità riproduttive, cognitive e di memorizzazione delle api, che oltretutto faticano a trovare il nutrimento a causa dell’impoverimento degli habitat naturali dovuto alle pratiche di agricoltura intensiva e ai cambiamenti climatici.
Proprio questi ultimi stanno impattano negativamente sulla salute delle api: secondo Coldiretti in Italia ci sono 50 miliardi di api e 1,5 milioni di alveari che continuano a risentire delle variazioni del clima, tanto che quest’anno a seguito di un inverno particolarmente mite – di 1,65 gradi superiore alla media – hanno iniziato a lavorare in anticipo, a febbraio, rischiando di essere sorprese da una gelata.
Questa situazione critica è stata rilevata anche dalla startup agritech 3Bee, che nelle prime due settimane di agosto, ha fatto un viaggio lungo “lo stivale”, per dar voce ad alcuni degli apicoltori italiani che hanno installato i sistemi intelligenti di monitoraggio e diagnostica progettati proprio dai due fondatori della startup, Niccolò Calandri e Riccardo Balzaretti.
Il team ha visitato 16 aziende apistiche in 13 regioni d’Italia tornando con un quadro purtroppo difficile della situazione degli apicoltori e delle api in Italia, ma anche con le idee chiare su come invertire la rotta.
“Le realtà apistiche locali sono in sofferenza. Da nord a sud il grido di allarme è unanime a causa dei cambiamenti climatici e dell’utilizzo massiccio di pesticidi in agricoltura: i fiori hanno meno nettare e quindi le api, che non hanno nutrimento a sufficienza, muoiono sempre più numerose. Questo significa un grave danno anche per la salute dell’ambiente dato che questi insetti impollinatori mantengono la biodiversità ambientale e sono responsabili dell’80% del cibo sulle nostre tavole” afferma Niccolò Calandri, CEO di 3Bee, che ha incontrato personalmente gli apicoltori e raccolto le loro testimonianze.
Accanto al tema della salute delle api, c’è poi il discorso, altrettanto problematico, del mestiere dell’apicoltore oggi, che risente anch’esso dei cambiamenti climatici e gode di scarse garanzie legislative.
Secondo i dati della FAI (Federazione Apicoltori Italiani) – che è recentemente intervenuta in Senato insieme a UNAAPI (Unione nazionale associazioni apicoltori italiani) per denunciare la condizione degli apicoltori italiani e promuoverne il rilancio in Italia ci sono 56.665 proprietari di alveari, con 1.835.776 colonie (1.579.776 alveari e 256.000 sciami, 2 milioni di api regine e 80 miliardi di api operaie) e con un valore ecosistemico di 150 miliardi di euro, il nostro Paese è il quinto per la produzione di miele secondo la Commissione Europea.
“Dalle testimonianze raccolte dai vari apicoltori che abbiamo incontrato, è emerso che quest’anno è stato prodotto dal 30% al 90% di miele in meno rispetto al 2019 che già era stata un’annata particolarmente critica: gli apicoltori, inoltre, pur svolgendo un’attività di interesse nazionale per il mantenimento della biodiversità, hanno scarse garanzie a tutela del loro lavoro e oltretutto sono fortemente minacciati dalla concorrenza del miele di importazione”.
Certo, la tecnologia può aiutare: “Elaborando dati utili come variazioni di peso, temperatura, umidità e suoni all’interno dell’alveare, i nostri sistemi permettono all’apicoltore di intervenire tempestivamente, solo quando necessario sulla base di quello che sta realmente succedendo in alveare: il lavoro si ottimizza, i trattamenti chimici sono ridotti al minimo e alle api viene dato il nutrimento migliore, con benefici per la loro salute”.
E proprio la promozione del miele artigianale italiano, prodotto da realtà apistiche locali, è una delle azioni che possono contribuire a dare respiro a questa attività in sofferenza. “In Italia ci sono oltre 50 varietà di miele unifloreale e migliaia multifloreale, molto diversificate regione per regione, ognuna con le sue caratteristiche peculiari dettate dal clima e dalla conformazione geografica: dal rododendro di montagna all’arancio siciliano, dal girasole al raro ciliegio. In Abruzzo, una delle regioni più prolifiche si trovano tipologie molto rare come il miele di stregonia e di santoreggia”.
3Bee ha anche ideato programmi di adozioni rivolti alle aziende e ai privati con cui ognuno può dare il proprio contributo al ripopolamento degli alveari. Altre buone pratiche alla portata di tutti sono la creazione di un giardino o di un balcone accogliente per le api prediligendo le specie di fiori e piante più ricche di nutrimento per questi insetti, oppure supportare progetti virtuosi come la realizzazione di “corridoi per le api” specie nei luoghi dove è il cemento a farla da padrone: ampi spazi verdi con una vegetazione che può rappresentare un’oasi anche per le api, in città o lungo i tratti autostradali.