La Corrida non sarà Patrimonio Culturale dell’Umanità Unesco

L'Unesco dice no alla richiesta di trasformare in un Patrimonio dell'Umanità la corrida, tradizione considerata violenta per gli animali

928
© Marko Obrvan on Pexles

La corrida non sarà “Patrimonio Culturale Immateriale dell’Umanità”. Vittoria per le organizzazioni animaliste che hanno accolto con estremo entusiasmo l’ultima decisione dell’ufficio del Comitato Intergovernativo dell’UNESCO, che ha ufficialmente escluso la corrida della lista del Patrimonio Culturale Immateriale dell’Umanità. Un dura battaglia messa in campo da ben 985 organizzazioni sparse in tutto il mondo che hanno sostenuto e portato avanti con costanza la campagna #NOTauromaquiaEnUnesco.

Alla campagna, lanciata dalla piattaforma La Tortura No Es Cultura (LTNEC) e Animal Guardians insieme all’organizzazione Gladiadores por la Paz e AACME, hanno aderito tantissime associazioni in tutto il mondo, tra cui l’Enpa.

L’obiettivo era anche quello di impedire che la corrida ricevesse una serie di sovvenzioni e aiuti, dopo le due richieste avanzate dal settore a causa della situazione di emergenza provocata dal COVID. Una situazione che ha avuto ricadute economiche anche su questa pratica.

Una pratica antica, ma da tempo osteggiata dalle moltissime associazioni animaliste che si impegnano per la salute dei tori. La campagna contro la richiesta è partita immediatamente, dando vita a una vera e propria “Twitter storm”.

“Il segno che, unendo le forze, e remando tutti nella stessa direzione è possibile immaginare e dirigerci verso una società migliore, dove etica e diritti, di tutti anche degli animali, non siano solo parole, belle, nobili ed importanti ma, piuttosto, l’ispirazione per azioni concrete, nuove abitudini e gesti quotidiani”, si legge sul sito dell’Enpa.

Come riporta l’associazione, la corrida non potrà essere considerata Patrimonio dell’Umanità. Decisione pervenuta dopo che la doppia richiesta era approdata sul tavolo del Comitato Unesco. Una discussione rimandata e poi bocciata definitivamente a ottobre. Fondamentale è stato l’hashtag #NoTauromaquiaEnUnesco, che ha fatto il giro del mondo, campagna a cui ha aderito Enpa con passione.

Una vittoria che soddisfa le associazioni che hanno preso parte alla tempesta social, una necessità utile a proteggere le future generazioni dalla violenza della corrida, una pratica barbarica che offende la dignità e la salute dei tori. Grazie alla crescente sensibilità del pubblico, negli ultimi dieci anni è diminuito vertiginosamente il fatturato, condizione aggravata ora dalla pandemia.

Percentuali pesanti che si abbattono su questo settore e sulla pratica ancora molto amata in alcune zone del mondo, come ad esempio in Spagna. Le associazioni animaliste si dichiarano soddisfatte del risultato e continuano a battersi affinché presto questo spettacolo di tauromachia venga definitivamente abolito e cancellato.

Iscriviti alla newsletter