COVID-19:pronti a chiudere le porte all’ospite (virus) indesiderato attraverso il vaccino (“buttafuori” cellulare)?
L’ospite: i virus SARS-CoV-2 infettano le cellule umane utilizzando una “chiave”, denominata “proteina Spike”, che permette loro di entrare nelle cellule ed utilizzarne i sistemi biologici al fine di replicarsi (replicazione di cui non sono capaci autonomamente), causando la malattia (COVID-19).
Il “buttafuori”: il vaccino BioNTech-Pfizer, utilizzato al momento in Italia, è basato sulla tecnologia dell’RNA messaggero (mRNA). L’mRNA porta le istruzioni affinché possano essere tradotti (sintetizzati) frammenti innocui della proteina virale Spike. Quando viene somministrato il vaccino, vengono tradotti frammenti della proteina Spike, che il sistema immunitario (umano) riconosce come estranei, in quanto virali (non self). Il sistema immunitario schiera in campo, attraverso meccanismi fini e complessi, le nostre difese producendo cellule specializzate, soprattutto anticorpi e cellule T, per contrastare, ossia per bloccare Spike e dunque disattivare il meccanismo di ingresso nelle cellule.
Vaccino anti-Covid: i dati della sperimentazione
I dati della sperimentazione clinica, riportati nello studio di Polack et al, mostrano che l’efficacia del vaccino è pari al 95%. Com’è stata ottenuta questa percentuale? Sono stati arruolati più di 36.000 soggetti e divisi in due gruppi omogenei (per età, genere ed etnia): al primo gruppo (braccio di trattamento) è stato somministrato il vaccino (due dosi di vaccino a distanza di 21 giorni l’una dall’altra), al secondo gruppo (braccio di controllo) è stato somministrato il placebo (due dosi di placebo a distanza di 21 giorni l’una dall’altra). Si è osservato che nel primo braccio, i casi di COVID-19 sono stati 8, nel secondo braccio i casi sono stati 162. La differenza è importante anche ad occhio, senza i calcoli di significatività statistica puntuali che, chi di competenza, ha eseguito e riportato. Gli effetti collaterali più comuni sono stati dolore al sito di iniezione, stanchezza, mal di testa, dolori muscolari e febbre.
L’mRNA iniettato non modifica il DNA: il DNA si trova nel nucleo cellulare e non può interagire “fisicamente” con l’mRNA che svolge la sua funzione di MESSAGGERO discreto e veloce, di “ambasciatore che non porta pena” dopo essere stato assorbito, a livello citoplasmatico, per poi degradarsi in pochi giorni. Tra l’altro l’mRNA iniettato col vaccino ha l’informazione (sequenza di nucleotidi, 4 lettere che si ripetono) per produrre UNICAMENTE la proteina Spike, non può fare altro… è come dire ad un bambino di produrre la parola “CASA” utilizzando le lettere C, M, O ed E. Non potrebbe mai farcela!
Efficacia del vaccino con un virus che muta
Che il virus vada incontro a mutazioni è verità, muta per sopravvivere, per efficientare la sua capacità di infettare le cellule umane. Bisogna capire in che zona della sua sequenza muta prima di annunciare, in pompa magna, l’inutilità della vaccinazione sulla base delle mutazioni virali, amplificando ansie e dubbi. Se un libro è costituito da 100 pagine ma l’informazione che si sta cercando è contenuta nelle prime 50 pagine, il fatto che la pagina 75 contenga errori o sia strappata, è significativo ai fini del reperimento dell’informazione desiderata? In altre parole: se il vaccino è disegnato sulla sequenza di mRNA utile per tradurre frammenti della proteina Spike, che una mutazione, ammesso anche che sia patogenetica, si verifichi in corrispondenza di altre regioni della sequenza virale, quanto è probabile che sia inficiata l’efficienza del vaccino? Ammettendo anche che si verifichi una mutazione a carico di Spike, quindi nelle prime 50 pagine del libro, è molto probabile che sarebbero comunque presenti le porzioni, i frammenti utili a non alterare la comprensione del testo, dunque a conservare l’efficacia del vaccino.
Vige la paura ed è comprensibile fino ad un certo punto, ossia fino a quando non è amplificata da affermazioni senza nemmeno l’ombra di fondamento scientifico o teorie portate avanti da chi prende lucciole per lanterne, che non dovrebbero nemmeno essere poste in antitesi con le dichiarazioni, basate sulle evidenze, di chi ha studiato il vaccino, validato e approvato lo stesso. Si legge che il vaccino sia stato sperimentato poco e dunque possa rappresentare un pericolo per la comunità.
Le fasi della sperimentazione del vaccino anti-Covid
Chiariamo subito che tutte le fasi, OBBLIGATORIE, della sperimentazione finalizzate all’autorizzazione all’immissione in commercio, sono state attuate anche per il vaccino anti-COVID-19, nonché monitorate dalle Agenzie regolatorie, la “Food and Drug Administration” (FDA) statunitense e l’Agenzia Europea per i Medicinali (EMA). I tempi sono stati più brevi rispetto alle sperimentazioni su altri farmaci per vari motivi, ad esempio: 1) la ricerca non è partita da zero, grazie ai dati già disponibili per altre malattie respiratorie da Coronavirus (SARS e MERS); 2) la tecnologia a mRNA è abbastanza semplice e non richiede alcuni step di laboratorio piuttosto lunghi; 3) i fondi sono stati massimizzati grazie ai finanziamenti di varie aziende, così come le risorse umane schierate in campo; 4) tanti volontari hanno aderito tempestivamente alla sperimentazione; 5) le agenzie regolatorie hanno valutato immediatamente dopo la fase 3 il dossier riportante tutte le valutazioni necessarie (chimico-farmaceutiche, biologiche, farmaco-tossicologiche e cliniche), al fine di assicurare i requisiti di sicurezza ed efficacia. Il protocollo di studio e, soprattutto i risultati ottenuti, sono di pubblico dominio. Ai tempi più brevi si contrappone però il numero elevato di soggetti arruolati per la sperimentazione clinica (più di 36.000).
Vaccino anti-Covid: analisi rischi/benefici
Il beneficio della disponibilità immediata del vaccino è stato considerato superiore al rischio connesso alla indisponibilità di dati a lungo termine. Questi ultimi, ma questo è ovvio: si continuerà a monitorare, infatti le aziende devono fornire ulteriori dati anche da studi nuovi o in corso per confermare che il beneficio è superiore ai rischi. Idem per i dati sulla gravidanza e sull’allattamento: “mancano” perché trovare un numero di soggetti tale da raggiungere la significatività statistica utile a trarre conclusioni robuste non è facile per ovvie ragioni. Inoltre, per ogni farmaco, il monitoraggio è continuo, esiste infatti la fase 4 (farmacovigilanza).
Quanto al “pericolo” al quale ci si sente esposti, è bene avere chiaro che qualsiasi sostanza introdotta nell’organismo ha un effetto, anche imprevedibile, che si tratti dei vaccini o dei farmaci assunti per il mal testa o per curare condizioni patologiche, ma anche del cibo, il quale è costituito di molecole che interagiscono con i nostri sistemi biologici. Rimane il fatto che gli effetti collaterali descritti per il vaccino anti-COVID-19 sono stati riportati sopra e che l’ipotetico “pericolo” dovrebbe essere considerato mettendo sull’altro piatto della bilancia il beneficio ottenuto, l’immunità, ossia la possibilità di evitare il contagio e la malattia per sé stessi, ma anche contribuire alla ormai famosa immunità di gregge. Immaginiamo di trovarci tutti sotto una pioggia di proiettili e di indossare tutti una protezione (vestiario antiproiettile): i colpi andrebbero a vuoto, non avrebbero esito. Se invece qualcuno indossa le protezioni e qualcuno no, le probabilità che qualcuno sia colpito sono certamente più alte; andiamo avanti con l’immaginazione: il soggetto ferito potrebbe morire, ma non solo… e se le sue ferite potessero infettare gli altri che si sono “salvati” dalla pioggia di proiettili? Gli esiti, le conseguenze della pioggia di proiettili ci sarebbero eccome!
Se ci pensiamo bene il rapporto rischio/beneficio è applicato ogni giorno da ciascun essere vivente che respira sul pianeta terra (e forse anche su altri pianeti): guidare può costituire un rischio, ma il beneficio che si ottiene (coprire velocemente le distanze) è indiscutibile e fa propendere per la scelta pro-macchina ogni giorno, dando per scontata la fiducia nell’ingegnere che ha progettato la macchina, anche in assenza di un minimo di competenze in ingegnera meccanica. Lo stesso schema si potrebbe applicare al prendere l’aereo, ma anche semplicemente ad attraversare la strada.
Le caratteristiche del vaccino anti-Covid
Il documento AIFA riportante le caratteristiche del “Vaccino COVID-19 mRNA BNT162b2 (Comirnaty)” specifica chiaramente che il vaccino si compone di mRNA, particelle di grasso per veicolare l’mRNA stesso, sali, colesterolo, zucchero e acqua. Eppure ci sono i supporters della tesi “iniettano solo acqua, ci prendono in giro” e i supporters della composizione da “Saponificatrice di Correggio”. Non c’è il virus nel vaccino, come in molti altri vaccini, basati sulla tecnologia del patogeno attenuato (depotenziato) al fine di scatenare la risposta immunitaria.
L’augurio personale è che ciascuno possa scegliere se contribuire o meno all’immunità di gregge sulla base di dati scientifici e non di ipotesi ispirate alla pura fantascienza del Dottor Facebook o del Dottor Google di turno, avendo nella mente e nel cuore memoria di quanto la scienza, e le vaccinazioni nello specifico, abbiano permesso, nella storia, di eradicare tantissime malattie invalidanti, gravi e/o mortali.
Per saperne di più:
https://www.aifa.gov.it/domande-e-risposte-su-vaccino-covid-19-comirnaty
https://www.aifa.gov.it/web/guest/-/autorizzato-il-vaccino-biontech-pfizer
https://www.iss.it/covid19-faq
https://www.iss.it/covid19-fake-news
https://www.aifa.gov.it/web/guest/-/report-vaccini-anti-covid-19
https://www.nejm.org/doi/full/10.1056/NEJMoa2034577