I Bitcoin consumano più energia dell’intera Argentina

Un studio shock dell'Università di Cambridge mostra i consumi di energia elettrica dei bitcoin: tutto dipende dall'attività di mining

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Karolina Grabowska on Pexels

Anche se si tratta di una valuta virtuale, i bitcoin impiegano un’enorme quantità di energia e non sono per niente ecologici. Tant’è vero che lo scorso anno hanno consumato l’equivalente energetico dell’intera Argentina.

Ad affermarlo in una recente ricerca sono stati ricercatori dell’Università di Cambridge che hanno stimato che la criptovaluta consuma circa 121,36 terawattora all’anno. Ma com’è possibile che una moneta virtuale possa consumare così tanta energia? La risposta sta tutta nella pratica del mining, ovvero l’attività di generazione di bitcoin (termine associato al “gold mining”, l’estrazione dell’oro nelle miniere).

Come funzionano i bitcoin

Per capire meglio è importante chiarire il funzionamento di questa moneta, che è condivisa e quindi crittografata attraverso una tecnologia che si chiama blockchain. Questo significa che per evitare hacking, modifiche e falsificazioni di quella che poi è un’informazione virtuale, tanti computer la controllano contemporaneamente.

Ognuno dei volontari che controllano i vari blocchi di informazioni sono chiamati miner e per il loro servizio ottengono dei bonus (sempre in criptovalute). Quindi tutte le transazioni che avvengono normalmente in superficie sono permesse dal calcolo incessante di questi miner che utilizzano calcolatori potenti ed estremamente dispendiosi a livello energetico.

I “minatori” sono costantemente al lavoro e i mega computer che utilizzano si attaccano ovviamente alla corrente, spesso magari prodotta dal carbone come in Cina o in Siberia. E così, la quantità di operazioni per generare ed estrarre bitcoin è diventata talmente elevata da richiedere grandi quantità di risorse in termini di energia elettrica e potenza computazionale, con relativa emissione di 36 milioni di tonnellate di anidride carbonica all’anno, stando ai dati dell’International Energy Agency.

E poi c’è il problema dei rifiuti elettronici, diretta conseguenza del rinnovo costante dei computer. Anche qui il calcolo si aggira sulle 11 mila tonnellate all’anno di rifiuti, che coprono una quantità di e-waste pari a quella prodotta da una piccola nazione come il Lussemburgo.

I ricercatori dell’Università di Cambridge hanno utilizzato un calcolatore online che si basa su un prezzo medio dell’elettricità per kilowattora di 0,05 dollari e sono arrivati a quantificare in 121,36 terawattora il consumo energetico annuale della criptomoneta: si parla praticamente di poco più di 6 miliardi di dollari. Per avere un’idea: l’intera Argentina consuma 121 TWh, gli Emirati Arabi Uniti 113,20 TWh e i Paesi Bassi 108,8 TWh.

Bitcon ed elettrodomestici in stand-by

Secondo Michel Rauchs, ricercatore di Cambridge che ha co-inventato lo strumento utilizzato per fare la stima dei consumi energetici dei bitcoin, l’energia utilizzata nel mining “potrebbe alimentare tutti i bollitori del Regno Unito per 27 anni”. E a meno che il valore della criptomoneta non scenda repentinamente, “questo consumo di energia, e quindi la produzione di CO2, non è destinata a diminuire”.

I sostenitori della criptovaluta ideata da Satoshi Nakamoto evidenziano come il mantenimento del sistema bancario di oggi sia decisamente più costoso in termini energetici, tra server, filiali e sportelli automatici, ma questo non cancella il peso dei bitcoin, anche perché nel mondo ci sono almeno altre 500 criptovalute che rendono il quadro dell’impatto ambientale delle monete virtuali sconfortante.

Per riequilibrare le colpe, durante il suo intervento nel podcast Tech Tent della BBC, Rauchs ha sottolineato che il consumo energetico degli elettrodomestici sempre accesi e non utilizzati nei soli Stati Uniti basterebbe ad alimentare l’intera rete Bitcoin per un anno. Ciò non rappresenta sicuramente un’attenuante per i bitcoin ma è un monito per tutti noi a stare attenti agli stand-by e ad evitare di lasciare elettrodomestici accesi. Il Pianeta ne beneficerebbe.

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