Un viaggio nel mondo degli alberi tra passato, presente e futuro

Perché gli alberi fanno bene alla natura ma anche all'uomo? La risposta a questa domanda è racchiusa in un'unica parola: "alberologia", un neologismo ad hoc per rivelare l'influenza degli alberi su credenze e tradizioni popolari e spiegare la loro importanza per l'umanità nel corso della storia.

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© Mali Maeder on Pexels

Sin dall’antichità gli alberi hanno acquisito un significato particolare per gli uomini, che li veneravano per la loro funzione di collegamento tra la dimensione terrena e quella ultraterrena, e li adoravano come vere e proprie divinità. Nei boschi l’uomo sin da subito ha trovato riparo, si è curato, ha usato i frutti degli alberi come fonte di nutrimento ed il legno come materiale da costruzione; è proprio dall’albero colpito da un fulmine che, si pensa, sia scaturito il primo fuoco, grazie al quale l’uomo ha potuto scaldarsi, difendersi dagli animali feroci, cuocere il cibo e successivamente fondere i metalli. La foresta ha da sempre avuto anche un ruolo terapeutico, essendo il luogo dove gli uomini potevano curare la propria anima e riconciliarsi con la natura e, dunque, con loro stessi.

È proprio di questo che ci parla Antonio De Bona (naturalista e forestale lucano) nel suo primo volume di “Alberologia” (Osanna Edizioni, 2015), nel quale traccia la storia degli alberi e l’importanza che essi hanno, da sempre, per l’essere umano, partendo proprio dalla mitologia e dalla filosofia. In effetti, basta addentrarsi nella letteratura, nell’arte, nella storia, nella leggenda, per trovare qualsiasi tipo di riferimento agli alberi, al bosco o alla foresta: dalla selva oscura di Dante (scenario notturno e tenebroso che apre la Divina Commedia) alla foresta incantata di Arden delle commedie shakespeariane, dove fantasia e realtà coesistono e si confondono; dall’albero della vita che, secondo la tradizione cristiana, Dio pose nel giardino dell’Eden insieme all’albero della conoscenza del bene e del male, all’albero della vita realizzato dal pittore austriaco Gustav Klimt, simbolo di rinnovamento e di rinascita, elemento di congiunzione tra cielo e terra, tra il conscio e l’inconscio.

I collegamenti interdisciplinari che analizza De Bona in “Alberologia” sono molteplici e comprendono anche la cromoterapia (scienza che studia i colori per la cura di determinate malattie), la silvoterapia (processo di terapia che utilizza il bosco come cura del corpo e della mente) la numerologia legata alle piante e addirittura l’influenza degli alberi sui cicli delle nascite nel corso dell’anno solare (una sorta di oroscopo degli alberi). Un altro aspetto interessante trattato nel libro riguarda la dendropsicologia (dal greco dendron, albero): De Bona ci racconta che Evi Crotti (psico-pedagogista e fondatrice della “Scuola grafologica Crotti” di Milano) nel suo libro “E tu che albero sei?” riprende un test psicologico degli anni ’50 ideato dallo studioso svizzero Emil Jucker che fu elaborato ed attuato solo successivamente dallo psicologo tedesco Karl Koch, secondo il quale l’immagine dell’albero richiamerebbe l’immagine della persona umana, che quindi è in grado di riconoscersi in esso. L’interpretazione del disegno realizzato dalla persona, dunque, porterebbe a svelare gli aspetti più nascosti della sua personalità e del suo io più profondo, ma anche traumi passati, ideali e aspirazioni.

Prossimamente avrò il piacere di affrontare ed analizzare tutti questi collegamenti (e molti altri) insieme a De Bona nel corso di una serie di articoli dedicati proprio all’Alberologia, con l’intento di far riflettere e sensibilizzare quante più persone possibili sull’importanza che gli alberi rivestono da sempre per tutti noi, oggi più che mai, soprattutto alla luce dei recenti sviluppi della Cop26 (la ventiseiesima Conferenza delle Nazioni Unite sul clima che si è tenuta a Glasgow, in Scozia, dal 31 ottobre al 12 novembre).

Nella lotta ai cambiamenti climatici che oggi ci troviamo a combattere, infatti, gli alberi sono a tutti gli effetti i nostri principali alleati, in quanto svolgono la preziosa funzione di assorbimento e fissazione della CO2 attraverso un processo naturale, quello della fotosintesi clorofilliana, che li rende dei veri e propri serbatoi di carbonio (carbon sink). Proteggere le foreste esistenti e ripristinare quelle degradate, dunque, si rende quanto mai necessario, ed è proprio per questo che l’Unione Europea si è posta l’obiettivo di ampliare la superficie forestale piantando tre miliardi di alberi entro il 2030. Sembrano numeri enormi ma non lo sono se pensiamo che solo negli ultimi due secoli abbiamo abbattuto circa duemila miliardi di alberi (un terzo di tutti gli alberi mai esistiti sul Pianeta) per ricavarne materiale ma soprattutto per far posto alle coltivazioni di mangime per gli animali e agli allevamenti.

© Zhang Kaiyv on Pexels

La nostra sopravvivenza sul Pianeta Terra, dunque, è da sempre strettamente correlata agli alberi e non può prescindere da essi. I boschi e le foreste di tutto il mondo sono un immenso scrigno di biodiversità e svolgono ruoli di primaria importanza, sia da un punto di vista biologico che economico (aumentano la sicurezza idrogeologica, riducono l’impatto di alluvioni ed esondazioni, consolidano il terreno riducendo frane e smottamenti, arrestano l’inaridimento dei suoli, l’erosione e la desertificazione e proteggono dalle ondate di calore e dal caldo estremo) che li rendono un immenso patrimonio da proteggere e tutelare.

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