Lo scorso 28 luglio, l’Assemblea Generale dell’ONU ha approvato la risoluzione sul diritto universale a vivere in un ambiente sano, pulito e sostenibile.
La risoluzione afferma che “i cambiamenti climatici e il degrado ambientale sono alcune delle minacce più urgenti per il futuro dell’umanità” e invita gli Stati a “intensificare gli sforzi per garantire che la loro popolazione abbia accesso a un ambiente pulito, sano e sostenibile”.
“Nessuno può portarci via la natura, l’aria e l’acqua pulite o un clima stabile, almeno non senza combattere”, ha commentato Inger Andersen, direttrice esecutiva del Programma delle Nazioni Unite per l’Ambiente (UNEP).
La risoluzione storica arriva nel momento in cui il pianeta è alle prese con una triplice crisi planetaria (Inger Andersen): cambiamento climatico, perdita di natura e biodiversità, inquinamento e rifiuti. Se non controllati questi problemi potrebbero avere conseguenze disastrose per le persone di tutto il mondo, in particolare per le categorie più vulnerabili: poveri, donne e ragazze.
Tutti noi subiremo effetti molto peggiori dalle crisi ambientali, se non collaboriamo per scongiurarle.
Secondo il Segretario Generale dell’ONU, Antonio Guterres, il documento sarà uno strumento importante per la accountability e la giustizia climatica: “Il benessere delle persone in tutto il mondo e la sopravvivenza delle generazioni future dipendono dalla salute del nostro pianeta. La risoluzione contribuirà a ridurre le ingiustizie ambientali, colmare le lacune di protezione e responsabilizzare le persone, in particolare quelle in situazioni vulnerabili, compresi i difensori dei diritti umani nell’ambiente, i bambini, i giovani, le donne e le popolazioni indigene”. Secondo Guterres questa decisione aiuterebbe anche gli Stati ad accelerare l’attuazione dei loro obblighi e impegni in materia di ambiente e diritti umani.
Michelle Bachelet (Alto commissario delle Nazioni Unite per i diritti umani) ha spiegato che l’azione ambientale fondata sugli obblighi in materia di diritti umani fornisce salvaguardie essenziali per le politiche economiche e i modelli di business, “evidenzia la base degli obblighi legali per l’azione, piuttosto che la mera politica discrezionale. È anche più efficace, legittimo e sostenibile”.
Con il riconoscimento dell’Assemblea generale Onu, si chiude un percorso iniziato con la Conferenza di Stoccolma sull’ambiente umano del 1972, che aveva già raggiunto un risultato storico l’autunno scorso. A ottobre, infatti, una risoluzione con un testo molto simile era stato finalmente approvata dal Consiglio Onu per i diritti umani che dichiarava che l’accesso a un “ambiente pulito, sano e sostenibile” è un diritto umano. La risoluzione eleva il diritto umano a riconoscimento universale e dà seguito a una serie di simili riforme legali a livello internazionale e nazionale.
La risoluzione non è, però, giuridicamente vincolante per i 193 Stati membri dell’ONU ma si spera abbia un effetto a cascata, spingendo i paesi a sancire il diritto a un ambiente sano nelle costituzioni nazionali e nei trattati regionali e incoraggiando gli stati ad attuare tali leggi. I sostenitori affermano che ciò darebbe agli attivisti ambientali più potere per sfidare politiche e progetti ecologicamente distruttivi.
A livello nazionale, dichiarare un ambiente sano un diritto umano consentirebbe alle persone di sfidare le politiche distruttive per l’ambiente ai sensi della legislazione sui diritti umani, che è ben definita in molti paesi.
Già oggi gli attivisti ambientali usano sempre più la legge per costringere i paesi ad affrontare problemi ambientali urgenti come il cambiamento climatico.
Sono molti i Paesi che danno protezione agli attivisti, come i paesi dell’America Latina e dei Caraibi che hanno promesso maggiori protezioni per i difensori ambientali, comprese le popolazioni indigene che si battono contro il disboscamento, l’estrazione mineraria e l’esplorazione petrolifera nelle aree protette.
Nel 2021, lo Stato di New York ha approvato un emendamento costituzionale che garantisce ai cittadini il diritto a un ” ambiente sano “.
La risoluzione, ha affermato Andersen, “aiuterà le persone a difendere il loro diritto a respirare aria pulita, ad accedere ad acqua sicura e sufficiente, cibo sano, ecosistemi sani e ambienti non tossici in cui vivere, lavorare, studiare e giocare“.