Vivere in un ambiente sano è un diritto umano universale

Dallo scorso 28 luglio, la lista dei diritti umani ne conta ufficialmente uno in più. Con un voto storico, l’assemblea generale delle Nazioni Unite ha sancito che vivere in un ambiente sano è uno dei diritti fondamentali dell’umanità, al pari del diritto alla vita, della libertà di opinione, del diritto all’educazione e al lavoro.

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© geralt on Pixabay

Lo scorso 28 luglio, l’Assemblea Generale dell’ONU ha approvato la risoluzione sul diritto universale a vivere in un ambiente sano, pulito e sostenibile.

La risoluzione afferma che “i cambiamenti climatici e il degrado ambientale sono alcune delle minacce più urgenti per il futuro dell’umanità” e invita gli Stati a “intensificare gli sforzi per garantire che la loro popolazione abbia accesso a un ambiente pulito, sano e sostenibile”.

“Nessuno può portarci via la natura, l’aria e l’acqua pulite o un clima stabile, almeno non senza combattere”, ha commentato Inger Andersen, direttrice esecutiva del Programma delle Nazioni Unite per l’Ambiente (UNEP).

La risoluzione storica arriva nel momento in cui il pianeta è alle prese con una triplice crisi planetaria (Inger Andersen): cambiamento climatico, perdita di natura e biodiversità, inquinamento e rifiuti. Se non controllati questi problemi potrebbero avere conseguenze disastrose per le persone di tutto il mondo, in particolare per le categorie più vulnerabili: poveri, donne e ragazze.

Tutti noi subiremo effetti molto peggiori dalle crisi ambientali, se non collaboriamo per scongiurarle.

Secondo il Segretario Generale dell’ONU, Antonio Guterres, il documento sarà uno strumento importante per la accountability e la giustizia climatica: “Il benessere delle persone in tutto il mondo e la sopravvivenza delle generazioni future dipendono dalla salute del nostro pianeta. La risoluzione contribuirà a ridurre le ingiustizie ambientali, colmare le lacune di protezione e responsabilizzare le persone, in particolare quelle in situazioni vulnerabili, compresi i difensori dei diritti umani nell’ambiente, i bambini, i giovani, le donne e le popolazioni indigene”. Secondo Guterres questa decisione aiuterebbe anche gli Stati ad accelerare l’attuazione dei loro obblighi e impegni in materia di ambiente e diritti umani.

Michelle Bachelet (Alto commissario delle Nazioni Unite per i diritti umani) ha spiegato che l’azione ambientale fondata sugli obblighi in materia di diritti umani fornisce salvaguardie essenziali per le politiche economiche e i modelli di business, “evidenzia la base degli obblighi legali per l’azione, piuttosto che la mera politica discrezionale. È anche più efficace, legittimo e sostenibile”.

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Con il riconoscimento dell’Assemblea generale Onu, si chiude un percorso iniziato con la Conferenza di Stoccolma sull’ambiente umano del 1972, che aveva già raggiunto un risultato storico l’autunno scorso. A ottobre, infatti, una risoluzione con un testo molto simile era stato finalmente approvata dal Consiglio Onu per i diritti umani che dichiarava che l’accesso a un “ambiente pulito, sano e sostenibile” è un diritto umano. La risoluzione eleva il diritto umano a riconoscimento universale e dà seguito a una serie di simili riforme legali a livello internazionale e nazionale.

La risoluzione non è, però, giuridicamente vincolante per i 193 Stati membri dell’ONU ma si spera abbia un effetto a cascata, spingendo i paesi a sancire il diritto a un ambiente sano nelle costituzioni nazionali e nei trattati regionali e incoraggiando gli stati ad attuare tali leggi. I sostenitori affermano che ciò darebbe agli attivisti ambientali più potere per sfidare politiche e progetti ecologicamente distruttivi.

A livello nazionale, dichiarare un ambiente sano un diritto umano consentirebbe alle persone di sfidare le politiche distruttive per l’ambiente ai sensi della legislazione sui diritti umani, che è ben definita in molti paesi.

Già oggi gli attivisti ambientali usano sempre più la legge per costringere i paesi ad affrontare problemi ambientali urgenti come il cambiamento climatico.

Sono molti i Paesi che danno protezione agli attivisti, come i paesi dell’America Latina e dei Caraibi che hanno promesso maggiori protezioni per i difensori ambientali, comprese le popolazioni indigene che si battono contro il disboscamento, l’estrazione mineraria e l’esplorazione petrolifera nelle aree protette. 

Nel 2021, lo Stato di New York ha approvato un emendamento costituzionale che garantisce ai cittadini il diritto a un ” ambiente sano “.

La risoluzione, ha affermato Andersen, “aiuterà le persone a difendere il loro diritto a respirare aria pulita, ad accedere ad acqua sicura e sufficiente, cibo sano, ecosistemi sani e ambienti non tossici in cui vivere, lavorare, studiare e giocare“.

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