La siccità del distretto idrografico del Po, ancora emergenza

Uno degli effetti del cambiamento climatico in atto è rappresentato dalla siccità che, durante l’ultimo anno, ha colpito tutta la nostra penisola con maggiore incidenza nel nord Italia, dove l’intero distretto idrografico del fiume Po è tutt’oggi in una crisi idrica con pochi precedenti storici. Per meglio comprendere l’impatto di questo tipo di eventi, è necessario conoscere le principali caratteristiche del bacino idrografico del Po e, quindi, della vasta porzione di territorio interessata.

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© Chatst 2 - Delta del Po

Quando si parla di cambiamento climatico, spesso si pensa agli eventi sempre più intensi e violenti che colpiscono frequentemente anche le regioni mediterranee, come trombe d’aria, bombe d’acqua ecc…; questo tipo di fenomeni, molto pericolosi per manufatti e persone, sono però limitati come effetti sia nel tempo che nello spazio, nel senso che riguardano porzioni relativamente ristrette di territorio e brevi intervalli di tempo. Ma uno degli effetti del cambiamento climatico in atto è rappresentato dalla siccità che, durante l’ultimo anno, ha colpito tutta la nostra penisola con maggiore incidenza nel nord Italia, dove l’intero distretto idrografico del fiume Po è tutt’oggi in una crisi idrica con pochi precedenti storici. Per meglio comprendere l’impatto di questo tipo di eventi, è necessario conoscere le principali caratteristiche del bacino idrografico del Po e, quindi, della vasta porzione di territorio interessata.

Il Po è il fiume più importante e lungo del paese, con i suoi 652 km di lunghezza ed un volume medio di acque riversate nel Mar Adriatico pari a 1540 m3/s (portata media alla foce); attraversa gran parte dell’Italia settentrionale con direzione mediamente Ovest-Est, a partire dalle sue sorgenti situate sul Monviso (Alpi Cozie in Piemonte) fino all’ampia foce a delta in Emilia Romagna. Il bacino idrografico ricade in una vasta area che ricopre (da Ovest verso Est) i versanti italiani di gran parte delle Alpi oltre ai versanti settentrionali dell’Appennino Ligure e Tosco-Emiliano. Ovvero tutte le precipitazioni (piogge, nevi e lo scioglimento dei ghiacciai) che ricadono in queste aree vanno ad alimentare il sistema fluviale del Po, attraverso afflussi idrici che confluiscono nell’asta principale del fiume, durante il suo percorso lungo la Pianura Padana. Un bacino idrografico è costituito, quindi, da corsi d’acqua gerarchizzati, come torrenti e fiumi  e/o laghi che, nel caso dell’Italia settentrionale, rappresentano fondamentali risorse d’acqua per gli oltre 17 milioni di abitanti presenti; I principali affluenti del Po sono considerati  tra i più importanti fiumi del paese come (da Ovest verso Est) la Dora Baltea, il Ticino, l’Adda e l’Oglio (affluenti in sinistra idrografica e alimentati dai versanti meridionali alpini) e i fiumi Tanaro, Taro e Panaro (affluenti in destra idrografica, alimentati dai versanti settentrionali appenninici).

Bacino idrografico del fiume Po (in giallo)

Tra le riserve di acque dolci sfruttate per scopi civili, agricoli ed idroelettrici rientrano anche i grandi laghi alpini (Garda, Maggiore, Iseo, Como, …) localizzati nel settore settentrionale del bacino idrografico del Po e che sono di fondamentale importanza sia per l’afflusso continuo di acque al fiume principale, sia su scala più locale per le numerose comunità situate sulle sponde dei citati laghi. Il cambiamento climatico agisce su un sistema del genere, determinando un continuo ma inarrestabile deficit di precipitazioni su tutta l’area del bacino idrografico, che sul medio-lungo termine comporta drastiche riduzioni di portata di ogni corso d’acqua che affluisce al fiume Po. La diminuzione delle piogge, sia in termini quantitativi che in termini di periodi temporali (piove sempre più violentemente in tempi sempre più corti), la mancanza di accumuli nevosi considerevoli sulle vette alpine ed il continuo prelievo di risorsa idrica per uso agricolo ed industriale provocano una scarsa ricarica del sistema, che si ripercuote su tutta l’estensione del bacino e per periodi sempre più prolungati. È per questi motivi che nel corso di quest’anno, la siccità in questa porzione di territorio ha determinato una severa crisi idrica con gravi ripercussioni su tutte le attività della Pianura Padana.

Un ulteriore problema, che riguarda le aree in prossimità della foce del Po ed in generale delle aree costiere e sub costiere, è costituito dal cuneo salino, ovvero l’intrusione di acque marine nell’entroterra dovuto a significative diminuzioni di portata di un fiume. In generale, nelle aree di foce coesistono due tipologie di acque, dolci e salate: ma se le prime diminuiscono, si favorisce il richiamo verso l’interno di acqua marina, che si intrude dalla foce verso l’interno. Gli effetti di un processo del genere sono la scomparsa delle acque di falda (dolci) sostituite da acque salmastre inutilizzabili per gli scopi agricoli e l’inaridimento delle aree costiere, oltreché problemi agli acquedotti nell’approvvigionamento idrico-potabile; a questi bisogna aggiungere i diversi problemi ambientali per la massiccia presenza di acque salate in ecosistemi come i delta fluviali, arrecando gravi danni sia alla flora che alla fauna.

Schema di un cuneo salino e dell’intrusione di acque salate verso l’interno (linea tratteggiata e frecce in rosso)

Un sistema idrografico tanto esteso e complesso è attualmente gestito da un ente pubblico come l’Autorità di Bacino Distrettuale del Fiume Po, che opera la vigilanza ed il monitoraggio per conto del Ministero della Transizione Ecologica, coordinando i vari enti locali interessati nelle attività di salvaguardia e sviluppo del bacino padano. Nella gestione delle emergenze idriche bisogna fare riferimento all’Osservatorio Permanente, che gestisce nel complesso tutti i dati di monitoraggio provenienti dall’intero sistema idrografico e che, sulla base di questi, adotta le misure più idonee per la mitigazione degli effetti delle calamità in generale.

Dai dati elaborati e pubblicati fino ad oggi, emerge una crisi idrica molto severa su tutta l’area del bacino idrografico, registrando valori di portata per i principali affluenti alpini e per il Po molto al disotto dei minimi storici nello stesso periodo (Maggio-Giugno-Luglio), ai quali vanno aggiunti apporti praticamente nulli derivanti dai fiumi di origine appenninica. Gli scenari di severità idrica di tutto il comparto sono stati avvalorati, inoltre, dalla mancanza di precipitazioni efficaci per un lungo periodo e dal rapido scioglimento degli accumuli nevosi in quota, fattori dovuti a temperature elevate e molto al di sopra delle medie stagionali (in alcune stazioni si sono registrati valori più alti di 6°/8° C). L’anomalia termica positiva e l’anomalia pluviometrica negativa su tutto il bacino idrografico sono persistite per tutto il periodo Giugno-Luglio 2022, con brevi episodi di rovesci temporaleschi di scarsa efficacia. Nel contempo, la critica riduzione delle portate fluviali nell’area di foce ha determinato una importante intrusione del cuneo salino, che, dall’Adriatico verso l’interno, ha raggiunto un picco di avanzamento fino a 40 km, arrecando gravi disagi nell’approvvigionamento idrico di città come Ferrara, Ravenna e Rovigo, riducendo in modo considerevole i prelievi per uso irriguo ed industriale. Il grave quadro di siccità si è registrato anche sui laghi alpini, tutti caratterizzati da minime quantità di accumuli e con livelli di acqua in costante diminuzione su tutto il distretto, nonostante le sporadiche precipitazioni registrate.  

La ripresa minima dei deflussi è stata favorita da condizioni meteorologiche più instabili durante il mese di agosto, dove precipitazioni più cospicue e frequenti, unitamente a valori termici medi nella norma stagionale, hanno consentito una migliore alimentazione delle aste fluviali, che permangono in ogni caso con valori di portate al di sotto dei valori tipici stagionali. Nonostante ciò, l’aumento della portata fluviale ha determinato un arretramento considerevole del cuneo salino verso la foce, che attualmente si attesta comunque a 20 km dalla costa (Settembre 2022) e, inoltre, è stato registrato un incremento dei livelli di acque nei grandi laghi alpini, ad ogni modo con volumi di accumulo prossimi ai minimi di regolazione. Il quadro che emerge alla fine dell’estate è ancora una volta caratterizzato da una alta severità idrica, nonostante l’incremento nell’ultimo periodo di precipitazioni diffuse su tutto il nord Italia, le quali hanno consentito semplicemente il recupero di condizioni minime storiche, che testimoniano in realtà altri eventi siccitosi del passato. Pertanto, l’intero distretto idrografico permane in una condizione di grave crisi idrica che interessa una vasta porzione di territorio nazionale, arrecando gravi disagi ai milioni di abitanti presenti in queste zone.

Osservatorio permanente sugli utilizzi idrici nel distretto idrografico del fiume Po
Bollettino n. 15/2022 del 07/09/2022 (https://adbpo.it/osservatorio-permanente/)

Per questo motivo, è necessario comprendere come tra gli effetti del cambiamento climatico non ci sono solo gli eventi distruttivi raccontati continuamente dai media, talvolta anche in modo spettacolarizzato, ma anche calamità naturali che agiscono su scala regionale e a medio lungo termine, modificando drasticamente abitudini e attività di un gran numero di persone. L’unica risposta possibile è basata su un duplice approccio: adattamento a condizioni ambientali nuove e mutevoli, gestione razionale delle risorse, minimizzando gli sprechi.

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