Con l’arrivo della primavera si apre la stagione dei matrimoni, che in genere parte dal mese di aprile e si conclude ad ottobre, e in molti staranno già pensando a come festeggiare la propria unione nel modo più originale possibile, affinché questo giorno sia indimenticabile per sé stessi e per i propri ospiti.
In genere l’organizzazione di un matrimonio è correlata in molte culture a sprechi ed eccessi di vario tipo. Negli ultimi anni si sta, però, per fortuna, diffondendo una maggiore sensibilità nei confronti della sostenibilità ambientale anche in riferimento all’organizzazione di vari eventi, tra cui i matrimoni.
Quando si iniziano le ricerche su come organizzare un matrimonio green, i consigli in rete sono di vario tipo, alcuni abbastanza coerenti con il concetto di economia circolare, altri molto più inclini al greenwashing mascherato. Concetto base dell’economia circolare è il riutilizzo di materiali prima di destinarli al riciclo, il greenwashing, invece, si basa sull’idea di acquistare oggetti nuovi ma con un presunto beneficio in termini ambientali spesso senza specificare in maniera soddisfacente la provenienza degli articoli acquistati e senza utilizzare imballaggi eco-sostenibili.
Molti degli spunti menzionati di seguito, sono accessibili semplicemente tramite l’inserimento di parole chiave in un comune motore di ricerca. Tuttavia, in questo articolo condivido la mia esperienza personale, raccontando come ho organizzato il mio matrimonio eco-consapevole da convinta volontaria Low/Zero Waste, con l’auspicio che possa stuzzicare la curiosità e la voglia di provare a fare altrettanto o, perché no, di meglio in termini di sostenibilità ambientale per il giorno più importante della propria vita.
1. Numero (e scelta) degli invitati
È auspicabile tenere sotto controllo il numero degli invitati, in questo modo pianificare un matrimonio a basso impatto ambientale sarà certamente più semplice. Tenete anche presente che nel nostro caso per varie ragioni gli inviti sono stati estesi a persone che non erano state considerate nella prima lista. Il mio consiglio è: siate decisi nelle vostre scelte. In ogni caso siamo riusciti a mantenerci sui 60 invitati, potendo così personalizzare la cerimonia.
2. Partecipazioni
Premesso che i nostri ospiti vivono in quattro diversi Paesi europei, stampare e inviare partecipazioni in giro per l’Europa avrebbe avuto una forte impronta CO2. Ergo, le partecipazioni sono state inviate tramite posta elettronica, sebbene consapevoli dell’impatto ambientale delle email (https://carbonliteracy.com/the-carbon-cost-of-an-email).
3. Location
Abbiamo scelto la meravigliosa villa di campagna del mio padrino immersa in un paesaggio bucolico con catering a km zero, senza stoviglie e bicchieri usa e getta e utilizzando bibite con vuoti a rendere.
Abbiamo, inoltre, noleggiato un autobus per permettere a circa 30 invitati provenienti dallo stesso luogo di raggiungere la location del rinfresco. Una location raggiungibile in treno sarebbe stata ottimale, ma davvero nell’area che abbiamo scelto, ciò sarebbe stato impossibile. Molti invitati hanno optato di prendere l’aereo perché provenienti da quattro diverse nazioni, soltanto un invitato ha scelto di venire in treno viaggiando per ben 18 ore. Pertanto, ahimé, cartellino rosso per l’impatto CO2 in termini di trasporto!
4. Regali
Per i regali è stato comunicato l’IBAN. Quella che sembra una scelta da taccagni ha in realtà evitato di ricevere vasi, pentolame e oggetti per la casa di dubbio gusto e di probabile scarsa utilità che sarebbero finiti in credenze a prendere polvere. Personalmente, cerco di comprare il più possibile piatti e bicchieri di seconda mano per non dover piangere nel caso in cui il “servizio buono” venisse rotto o danneggiato.
5. Abito da sposa
Al momento della scelta, pensate agli abiti sottovuoto che languiscono negli armadi per sempre, perché spesso l’abito, le scarpe o gli accessori per capelli da sposa, sono praticamente monouso. Io ho optato per un completo in seta costituito da un top abbinato ad una gonna con l’idea di riutilizzare in futuro ciascuno di questi articoli separatamente e/o magari di venderli dopo il matrimonio. Il mio abito è ora disponibile su Stillwhite: https://www.stillwhite.com dopo essere stato lavato e smacchiato. Attendo che trovi un’altra proprietaria sperando che lei sia felice di indossarlo tanto quanto me!
Un’altra opzione per la vendita dell’abito da sposa è questa: https://www.brides.com/sell-wedding-dress-4801959.
Inoltre, conscia dell’impatto ecologico del settore tessile (https://www.europarl.europa.eu/news/it/headlines/society/20201208STO93327/l-impatto-della-produzione-e-dei-rifiuti-tessili-sull-ambiente-infografica) e volendo acquistare un vestito “locale” (britannico), ho scelto un modello di campionario già presente nell’atelier che ho fatto adattare alla mia silhouette: lo stile di abito scelto è disponibile qui: https://www.charliebrear.com/styling-collection-additions-2023/isere.
6. Scarpe & accessori per l’acconciatura della sposa
Vinted è un’ottima opzione per poter acquistare le scarpe e l’accessorio per l’acconciatura: con soli 100 euro ho dato una seconda vita a oggetti che giacevano in armadi. In particolare le scarpe da sposa, spesso in satin, sono praticamente irrecuperabili nonostante lo spray impermeabilizzante. Aggiungo qui una piccola nota riguardo la lingerie per il servizio fotografico che alcune acquistano: nel mio caso il completo è stato acquistato in saldo in un negozio di intimo (difficile trovarlo di seconda mano in condizioni accettabili nella mia taglia) e il babydoll su Vinted. Sono riuscita a venderli in tempo record dopo il matrimonio, sempre sulla stessa piattaforma.
7. Dress code degli invitati & dello sposo
Essendo io e mio marito appassionati di musica e balli swing, ci è sembrato naturale organizzare un matrimonio a tema anni 20 e abbiamo incoraggiato i nostri invitati ad optare per abiti di Carnevale di seconda mano e abbracciare uno spirito festaiolo e leggero più che una tenuta formale. Sin da subito abbiamo motivato i nostri invitati a puntare sugli accessori, evitando di acquistare oggetti nuovi e cercare di restare in tema senza strafare. Lo sposo ha adottato lo stesso approccio e ha “riutilizzato” un abito acquistato in precedenza per un’altra occasione.
8. Addobbi del Comune & della sala
La sala non è stata addobbata con festoni cartacei, né palloncini e sconsiglio coriandoli di carta o plastica per evitare di inquinare il prato. L’addobbo floreale dei tavoli è stata un’altra battaglia che ho (ahimè) parzialmente perso perché sono stati utilizzati per semplicità fiori di stagione, ma avremmo potuto optare per piccole piante in vaso. Per l’addobbo in Comune, le piante in vaso (nel mio caso orchidee, tutte ancora in vita a circa un anno di distanza) possono essere una buona soluzione. Per il bouquet da sposa, l’idea di andare in giro con una pianta in vaso in mano non mi ha entusiasmata nonostante le mie migliori intenzioni. Ergo, il compromesso è stato avere un bouquet di orchidee per me e di fiori di campo per le mie damigelle. La mia intenzione di far seccare i fiori del bouquet ed esporlo in casa è stata assolutamente distrutta dal risultato, il mio bouquet di orchidee, nonostante la mia resilienza, è finito miseramente in pattumiera. Non usate orchidee, se l’intenzione è far seccare il bouquet.
9. Photo booth
L’opzione scelta è stata una soluzione fai-da-te con iPad e accessori rigorosamente acquistati su piattaforme online e negozi di oggetti di seconda mano o trovati nei propri armadi. Il lotto di accessori è stato rimesso in vendita subito dopo il matrimonio, uniche eccezioni tra gli articoli conservati gelosamente sono un cappello vintage da marinaio e una parrucca bionda trovati in un charity shop (https://en.wikipedia.org/wiki/Charity_shop). Tengo veramente a segnalare questo tipo di negozi, che sono a volte scrigni di meraviglie pronte a trovare una seconda vita e che, gestiti, da volontari permettono di offrire il ricavato in beneficenza. In Italia, i negozi di oggetti usati si stanno diffondendo sempre di più ed è confortante sapere che la cultura dell’usato stia prendendo piede anche qui. Non sottovalutateli per la ricerca di decorazioni per il matrimonio!
10. Bomboniere & Confetti
Alcuni di voi al sentire la parola “bomboniera” avranno nella testa immagini di piattini e cucchiaini d’argento di ogni tipo e forma stipati dentro le vetrine delle nonne ad accumulare polvere. Oggi la tendenza è di regalare oggetti più utili agli ospiti, ma almeno la metà delle volte le bomboniere e i confetti sono avvolti in plastica e imballaggi monouso di vario tipo. Ovviamente è avvenuta anche un’operazione di green-washing massivo che consiste nell’incoraggiare gli sposi a offrire cose apparentemente ecologiche (spesso imballate nella plastica!), ma che in realtà non hanno davvero nessuna utilità pratica. Io personalmente ho optato per un regalo fatto in casa: un portavasi di macramé in un sacchetto di tulle, fatto a mano da mia madre. Certo, non tutti hanno il tempo di confezionare dei regali super personalizzati, penso che onestamente non avendo questa opzione avrei probabilmente donato un montante in beneficenza.
I confetti sono stati comprati sfusi in contenitori di varie forme e dimensioni. Grazie all’articolo N7 della Gazzetta ufficiale del 2019 (https://www.gazzettaufficiale.it/atto/serie_generale/caricaArticolo?art.progressivo=0&art.idArticolo=7&art.versione=1&art.codiceRedazionale=19A07885&art.dataPubblicazioneGazzetta=2019-12-13&art.idGruppo=0&art.idSottoArticolo1=10&art.idSottoArticolo=1&art.flagTipoArticolo=0) è legale utilizzare i propri contenitori per acquistare cibo sfuso. Mi sono recata in un negozio di confetti e sono riuscita a tornare a casa con confetti multicolori in tanti contenitori diversi e in una serata le bomboniere erano pronte. Il numero degli invitati è stato chiave per la riuscita di questa operazione, impossibile poter personalizzare i presenti nel caso in cui le cifre fossero faraoniche.
Spero che il condividere pubblicamente la mia esperienza sia utile per aiutare molti a riflettere sulla pianificazione del proprio matrimonio in chiave green, consapevole del fatto che su alcuni aspetti non abbiamo potuto fare di meglio date le circostanze, dato anche il poco tempo a disposizione, e che quindi la nostra organizzazione, col senno di poi, sarebbe decisamente perfezionabile.
Concludo con il motto dell’associazione Zero Waste che ho davvero fatto mio: “Non importa che tutti compiano azioni Zero Waste perfettamente, ma che alcuni lo facciano imperfettamente!”.